Non so se farò ancora il medico dopo questa esperienza. Durante l’emergenza coronavirus, insieme alla grande sofferenza che provano i malati gravi di Covid-19, anche lo stress emotivo del personale sanitario sta venendo messo a dura prova. I nostri medici, infermieri e tutto il personale sanitario, sono ogni giorno in prima linea per salvare le nostre vite e cercare di alleviare la sofferenza negli occhi di soffre perché ha contratto questo grave virus, ma a perdere una vita umana non ci si abitua mai. Specialmente quando queste vite umane che vengono a mancare sono tante. “Una sofferenza così concentrata e così intensa non credi di averla mai vista, e non sono giovane, è un po’ di anni che ormai faccio il dottore. Non siamo abituati a perderne così tanti in tempi brevi. E’ una cosa giornaliera, sono tanti, troppi”. A parlare è Intissar Sleiman, medico della poliambulanza di Brescia: la sua toccante testimonianza arriva da un intervista per La7, in cui la donna racconta la drammatica esperienza da medico che sta vivendo all’interno dell’ospedale in tempi di emergenza Covid- 19.
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“Ieri abbiamo perso un malato che era giovane – afferma la dottoressa – e ho dovuto parlare con i familiari per avvisarli: con la moglie, con il figlio di 12 anni, con la madre. Io sono stata in tilt tutto il giorno, e non solo io lo sono stati anche i miei colleghi. Sono cose importanti”. Ora più che mai un medico sa di essere chiamato a difendere la vita, curare, guarire se possibile e almeno dare sollievo. “Siamo anche dei portatori anche di messaggi d’affetto e solidarietà verso i familiari, perché i malati ti dicono per favore dica alla mia famiglia che gli voglio bene”.
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“E’ un dramma, perché per ora non vediamo la fine. I lettini non si fa in tempo a pulire e cambiare le lenzuola che già entra un altro malto, è un continuo via vai ormai da un mese”. Insieme al forte stress psicologico ed emotivo, ci sono anche i massacranti turni di lavoro che il nostro personale sanitario deve affrontare: “Lavoriamo sulle 12 ore al giorno: la mattina arrivo per le 8 meno dieci e vado via anche alle 8 di sera. Quando faccio la notte il turno inizia alle 8 di sera e finisce l’indomani mattina sempre alle 8”, racconta la dottoressa. “Noi tutti in ospedale stiamo attenti ai dispositivi, ci laviamo le mani continuamente, ma in questa situazione non è certo il pensiero primario”.
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“Adesso vediamo come si evolve la situazione, ma io non so se farò ancora il medico dopo questa esperienza. Ho visto troppe persone morire”.
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