Da medico a malato, nel giro di pochi secondi. E’ successo al pneumologo Claudio Gradoli, finito in sala operatoria per un infarto, proprio lui che fino al giorno prima aveva lavorato al reparto Covid del Santa Maria di Terni, a stretto contatto con i pazienti contaminati. Il giorno dopo sarebbero cominciate le fere ma lui nella notte si è sentito male e due ore dopo era già stato operato al cuore. Difficile stabilire, ora, una connessione causa-effetto diretta “ma anche impossibile non pensare a quei tre mesi sotto stress, ai tanti giorni passati al lavoro in maniera consecutiva”.
La moglie di Gradoli è la dottoressa Maria Grazia Proietti, primaria di Geriatria all’ospedale di terni. Dopo la paura delle prime ore, la donna ha deciso di scrivere una lettera ai vertici regionali e al sindaco di Terni Leonardo Latini per lanciare un invito: “Sappiate essere coraggiosi, dateci una sanità vera, dalla parte dei cittadini”. Nella tragedia, si denota un caso di buona sanità: dopo due ore dall’intervento del 118, il marito era già stato operato e la stava rassicurando sulle sue condizioni di salute.
“Quell’ infarto è di mio marito, sì di un marito che in questi tre mesi di Covid-19 ha lavorato incessantemente come pneumologo nell’area Covid-19 e poi ora di nuovo in Pneumologia. Quel marito che insieme a tutti i colleghi ha lavorato bene, come bene ha risposto tutto il personale sanitario a questa emergenza, l’altra luce di questo tempo buio della nostra sanità”, ha scritto Proietti.
“Io credo che mio marito possa considerarsi una vittima indiretta del Covid. La vita professionale stressante che ha vissuto in questi tre mesi e non solo, ha cambiato la sua vita, nessuno può restituirgli un cuore nuovo, nessuno può restituirci la vita di prima, perché la nostra vita non sarà più quella di prima”.
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