Dopo l’idea di abolire il reddito di cittadinanza, parzialmente arginato dalle condizioni generali dell’economia, del lavoro e dell’inesistenza di uno stato sociale, il governo Meloni sta per intraprendere un’altra azione che risulterà impopolare.
La tassa allo studio del governo sembrerebbe rispondere alle richieste che da anni avanzano i piccoli e medi imprenditori, tant’è che è stata ribattezzata “Amazon Tax”, ma le cose non stanno proprio così.
A pagare delle specie di dazi non sarebbero le società multinazionali come Amazon, appunto, perché hanno sedi fuori dalla comunità europea, soprattutto. In particolare sarebbero le società di distribuzione e di consegna, che invece hanno sedi in Italia e che dovranno probabilmente aumentare le loro tariffe, con conseguenze non ben prevedibili sul mercato.
In teoria la tassa dovrebbe favorire i mercati di prossimità, o almeno quelli che restano. La proposta era stata avanzata anche dai Cinque Stelle nel 2018, ma gli economisti e i consulenti non erano dell’idea che ciò avrebbe favorito il commercio, quanto impoverito ulteriormente coloro i quali sono disposti a spendere.
Nel caso in cui la manovra dovesse vedere la luce ci sarà da fare delle considerazioni.