Giorgia Meloni, parlando al termine del sopralluogo in Emilia-Romagna, ha fornito un’interpretazione, per dirla diplomaticamente, bizzarra dei fondi del Pnrr contro il dissesto idrogeologico. “Sul Pnrr – ha detto – ho sentito dire cose inesatte, ho sentito parlare di nove miliardi; le risorse che il Pnrr destina a queste fattispecie viaggiano intorno ai due miliardi e mezzo”. Qui, signora Meloni, ci troviamo di fronte a una bagarre di cifre da smentire con decisione.
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È sufficiente scorrere le 273 pagine del Piano di ripresa e resilienza per capire perché i fondi ammontano in tutto a nove miliardi e non a due e mezzo, come sostiene la premier.
Dei nove miliardi totali, 2,49 miliardi sono riservati a “misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico”. Soldi che servono per la sicurezza del territorio dalle frane, per la riduzione del rischio di allagamento, oltre a misure non strutturali, focalizzate sul mantenimento del territorio.
L’obiettivo dichiarato è mettere in sicurezza 1,5 milioni di persone oggi a rischio. La maggior parte dei progetti correlati a queste risorse sono già in essere, pertanto stiamo parlando di fondi che vengono semplicemente spostati da altre parti del bilancio al Pnrr.
Meloni afferma che “in alcuni casi le risorse sono già mobilitate su progetti esistenti e devono essere spese entro il 2026”. Però, una “fetta” dei 2,49 miliardi, pari a 800 milioni, fa riferimento a nuovi progetti. Poco importa se si tratta di progetti nuovi o vecchi: la spesa procede a rilento e le infrastrutture non si vedono.
Ma non finisce qui la storia dei fondi Pnrr destinati alla messa in sicurezza del territorio. Se prendiamo in considerazione l’investimento 2.2, componente 4 del Piano, gestito dal ministero dell’Interno, troviamo altri sei miliardi destinati alla prevenzione e contrasto del dissesto idrogeologico e alla messa in sicurezza del territorio. Se sommiamo i 2,49 miliardi di cui parla Meloni ai 6 miliardi previsti da questo investimento, si arriva a 8,5 miliardi.
Gli ultimi 500 milioni sono gestiti dal Ministero dell’Ambiente per realizzare un sistema avanzato ed integrato di monitoraggio e previsione. Questi 500 milioni aggiuntivi portano il totale a nove miliardi.
E quindi, signora Meloni, dove sono i due miliardi e mezzo di cui parla? Forse si tratta solo di un trucco per minimizzare l’importanza del Piano di ripresa e resilienza, o forse c’è un errore di calcolo. Non si può giocare con le cifre quando si parla di qualcosa di così fondamentale come il dissesto idrogeologico, un problema che affligge il nostro Paese e mette a rischio la vita di milioni di persone. Non si tratta di un gioco di parole o di una questione di interpretazione, si tratta di dati concreti, di cifre stampate nero su bianco nel Piano di ripresa e resilienza.
Il problema, signora Meloni, non è che ci siano ‘cose inesatte’ riguardo i fondi Pnrr per il dissesto idrogeologico, il problema è la vostra interpretazione distorta di questi numeri. L’approccio incisivo e polemico che state adottando non contribuisce a risolvere le problematiche di questo Paese, ma serve solo a confondere l’opinione pubblica.
Speriamo che nel futuro si possa guardare oltre le barricate politiche e concentrarsi su ciò che è veramente importante: la sicurezza e il benessere dei cittadini italiani. E per fare ciò, signora Meloni, è necessario basarsi su dati reali e non su interpretazioni fantasiose. L’Italia e i suoi cittadini meritano di più.