Un passo indietro non troppo convinto, appena accennato, senza di fondo cambiare idea di fronte a una polemica, quella sull’astensione durante il voto per la Commissione Segre, che ha visto Giorgia Meloni finire sul banco degli imputati. Intervistata da Massimo Rebotti sulle pagine di Repubblica, la leader di Fratelli d’Italia ha infatti specificato di non essere pentita di quel voto mancato, negando qualsiasi collegamento tra le polemiche successive (le minacce alla Segre, costretta a girare con la scorta): “Non c’entra niente. La senatrice non è la prima esponente della comunità ebraica a finire sotto scorta. E nella maggior parte dei casi il problema è il fondamentalismo islamico”.
La Meloni ha poi ribadito tutto il suo impegno nel combattere l’antisemitismo che ancora oggi è una piaga del nostro Paese, prendendo le distanze da ogni sua forma. Ma ha anche chiarito che sul mancato applauso in aula alla Segre non c’è stato nessun errore da parte dei suoi parlamentari: “Lì si applaudiva il provvedimento, non la persona. L’ho detto anche a lei quando ci siamo sentite al telefono. Il problema di quella Commissione è che si lascia ai politici il compito di stabilire quali siano parole d’odio e quali no. Questo non mi fa stare tranquilla, a anche io sono stata accusata di diffondere l’odio”.
“Io ho idee chiare e mi sembra di esporle sempre nel rispetto di tutti. E il problema dell’antisemitismo non è certo soltanto nell’estremismo di destra, anche in quello di sinistra o islamico”. Poi una battuta sul remix “Io sono Giorgia”, realizzato prendendo spunto da alcuni suoi interventi pubblici, viralissimo in rete: “Se la gente balla e ascolta questa canzone vorrà dire che ho qualcosa da dire, no?”.
Sul boom di consensi che Fratelli d’Italia sta incontrando in questo periodo storico, invece, la Meloni vola basso: “Più voti ottengo e più sento una responsabilità sulle spalle. Siamo il secondo partito della coalizione di centrodestra e siamo in crescita. Direi che la considerazione ce la siamo conquistata”.
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