A meno di 24 ore dal decisivo intervento di Mario Draghi in Parlamento, quando il premier scioglierà le riserve sulle sue intenzioni di restare o meno a Palazzo Chigi, a leggere i retroscena giornalistici viene quasi il mal di mare. Alcuni commentatori ed esponenti politici sono infatti convinti al 100% che Draghi accetterà di fare il bis. Altri, al contrario, scommettono sulla sua intenzione di fare le valigie e abbandonare Chigi. Ad aumentare il caos ci si mette pure il centrodestra, sempre compatto a parole, ma altrettanto diviso sottobanco. Giorgia Meloni, che non vede l’ora di andare alle urne, non si fida infatti dei suoi alleati Matteo Salvini e Silvio Berlusconi.
Il leader del M5S Giuseppe Conte chiede dunque a Draghi “risposte sui nostri nove punti o non assumeremo responsabilità nel governo”. Una richiesta che il premier non sembrerebbe intenzionato ad accettare. O forse sì. Fatto sta che le parole di Conte non sono state prese proprio con filosofia da Salvini e Berlusconi.
“Le nuove dichiarazioni di Giuseppe Conte, contraddistinte da ultimatum e minacce, confermano la rottura di quel ‘patto di fiducia’ richiamato giovedì dal presidente Mario Draghi e alla base delle sue dimissioni. – si legge in una dichiarazione dei leader del centrodestra di governo – I leader di FI e Lega, con il consueto senso di responsabilità, hanno dunque concordato di attendere l’evoluzione della situazione politica, pronti comunque a sottoporsi anche a brevissima scadenza al giudizio dei cittadini. E confermano che sia da escludere la possibilità di governare ulteriormente con i 5 stelle per la loro incompetenza e la loro inaffidabilità”.
Posizione all’apparenza durissima che però viene commentata da Giorgia Meloni con un sibillino “stanno facendo il doppio gioco per salvare Draghi”. La leader di Fdi, riferita all’appello pro Draghi firmato da oltre mille sindaci, si chiede anche “se sia corretto che questi sindaci e governatori che rappresentano tutti i cittadini che amministrano, anche quelli che la pensano diversamente, usino le istituzioni così, senza pudore, come se fossero sezioni di partito. La mancanza di regole e di buonsenso nella classe dirigente in Italia comincia a fare paura”.
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