Giorgia Meloni ci ricasca. Pur di inseguire il suo razzismo da quattro soldi, la leader di Fratelli d’Italia incappa in figure a dir poco barbine. E quindi ecco qua che per l’ennesima volta, a lei e ai suoi follower che condividono e rilanciano le sue castronerie via social, dobbiamo spiegare alcune differenze sostanziali. Ricordate la vicenda dell’iniziativa del Museo Egizio di Torino? La polemica era intorno allo sconto offerto dall’organizzazione a chi parlava arabo. In quell’occasione, la Meloni si era recata lì per sostenere che si stesse facendo razzismo contro gli italiani e i cristiani.
Scambiando quindi una lingua per una religione. E questo è il punto. La Meloni c’è ricascata. O è ignorante, dunque, o continua a far finta di non capire che arabo e mussulmano non sono sinonimi. Esistono milioni di arabi cristiani, che parlano arabo perché quella è la loro lingua di nascita.
Ma è facile per i razzisti condensare i concetti, offuscare la realtà nel tentativo di semplificarla e renderla più malleabile. Per questo, la leader di FdI ci ricasca: nel tweet in cui ricorda e omaggia Hevrin Khalaf, l’attivista curda per i diritti delle donne uccisa negli scorsi giorni, scrive: “Hevrin Khalaf è stata seviziata e uccisa in un attentato, sembrerebbe da miliziani filo-turchi”. E fin qui tutto ok. Poi?
La Meloni continua: “Si batteva per uguaglianza e convivenza pacifica tra Curdi, Cristiani e Arabi”. Di nuovo quegli “arabi”, messi lì come se l’arabo fosse una religione o un’etnia. Ignorando o facendo finta di ignorare che l’arabo è una lingua parlata in un territorio immenso, dove si mischiano culture, religioni e minoranze.
Hevrin Khalaf è stata seviziata e uccisa in un attentato, sembrerebbe da miliziani filo-turchi. Si batteva per uguaglianza e convivenza pacifica tra Curdi, Cristiani e Arabi. Un pensiero per questa donna eroica, punto di riferimento dei diritti delle donne https://t.co/miumWSFOdz
— Giorgia Meloni ?? ن (@GiorgiaMeloni) October 14, 2019
In occasione della saga del Museo Egizio, invece, aveva sostenuto: “Questa è discriminazione al contrario”. Il direttore del museo Christian Greco, allora scese in strada per ribattere e spiegare alcuni punti: “State strumentalizzando il museo a fini politici. L’Egizio è di tutti, cerco solo di avvicinare le persone alla cultura. Noi le agevolazioni le facciamo per tutti: manifesterete anche perché giovedì faremo entrare gli studenti a quattro euro?”.
E chi obiettava sui costi della campagna di comunicazione, Greco ha replicato: “Abbiamo solo 100 mila euro per tutta la campagna di comunicazione e non prendiamo contributi pubblici”.
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