Le aziende dolciarie consumano sempre meno olio di palma e sempre più burro: una scelta dettata da consumatori sempre più esigenti e attenti all’etichetta.
Sempre meno olio di palma, sempre più burro da consumare. Sono i dati forniti da Coldiretti, presentati in occasione della Giornata Mondiale del Latte, istituita dalla Fao nel 2001 e celebrata, anche in Italia, lo scorso 1° giugno. Complici le campagne on line e off line sui pericoli, per l’ambiente e per l’uomo, legati alla produzione e al consumo dell’olio di palma, le aziende dolciarie, principali utilizzatrici tanto di olio di palma quanto di burro, adeguano le loro ricette, per essere in linea con le tendenze e le richieste dei consumatori finali. Ecco allora che si usa sempre meno olio di palma e sempre più burro: una piccola rivoluzione destinata ad avere conseguenze economiche importanti per l’economia nazionale e internazionale.
Meno olio di palma nei prodotti dolciari. Ecco come cambiano le ricette degli italiani
Sempre meno olio di palma. S’impenna il consumo di burro
Ma se le aziende usano meno l’olio di palma cosa usano in alternativa? La risposta è: il burro. Le quotazioni del burro alla produzione in Italia, nell’ultimo mese, sono raddoppiate e, rispetto allo stesso periodo del 2016, sono aumentate del 90%. I dati arrivano dalla Borsa di Lodi dove anche il latte spot, sfuso, ha superato i 41 centesimi al litro. Solo tre mesi fa, la quota era a 37 centesimi al litro, riferisce la Coldiretti. La tendenza, tuttavia, è internazionale. Sempre secondo Coldiretti, il consumo di burro nel resto del mondo è cresciuto nel primo trimestre del 2017 rispetto allo stesso periodo del 2016: più 7% negli Stati Uniti, più 5% in Argentina, più 4% in Asia e in Australia. “Un riposizionamento importante – commenta a riguardo Coldiretti – che avviene a poco più di un mese dall’entrata in vigore della legge che obbliga ad indicare in etichetta l’origine per tutti i prodotti lattiero caseari, da noi fortemente voluta, che consente di fare scelte consapevoli in un mercato invaso di prodotti stranieri spacciati come italiani”.
Fonte originale principale: www.repubblica.it