Spesso nel mondo del lavoro ci chiediamo quali siano i parametri di assunzione che un’azienda applica per scegliere un candidato. Ancora più spesso, soprattutto nel nostro paese, viene domandarsi se questi parametri siano effettivamente giusti e quale sia il grado di meritocrazia utilizzato.
Il sentire comune vuole infatti che la professione venga pesantemente agevolata dalla raccomandazione, dalla segnalazione, o comunque facilitata dalla rete di conoscenze. In Italia purtroppo non si tratta solo di una sensazione, ma di una pratica che corrisponde a verità. Molte aziende non assumono chi è più bravo, chi ha maggiori competenze, chi esprime le migliori capacità per apprendere e fare dunque la differenze in una determinato ruolo. Il nostro paese ha il triste primato di essere considerato uno tra i meno meritocratici d’Europa.
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Le basi del meritometro
La considerazione di una meritocrazia non applicata adeguatamente in Italia deriva da dati ben precisi, che confermano quello che in molti già sospettavano. I dati derivano da un meritometro: stiamo parlando di uno strumento capace di misurare il grado di meritocrazia in ogni paese in cui viene utilizzato e in grado di effettuare paragoni e stime rispetto ad altre nazioni di riferimento.
Il meritometro utilizza sette fattori, considerati essenziali per costruire un sistema sociale ed economico che si dimostri in tutto e per tutto equo e competitivo, a livello globale. Si prendono quindi in esame:
- libertà degli individui e delle organizzazioni
- pari opportunità
- qualità del sistema educativo, attrattività per i talenti
- regole
- trasparenza
- mobilità sociale
L’opionione di Maria Cristina Origlia
In un’intervista al Mybusiness di Vanity Fair, Maria Cristina Origlia, vice presidente del Forum della Meritocrazia ( l’associazione non profit che ha creato il meritometro, presentandolo fino alle aule del Senato della Repubblica), esprime la sua soddisfazione per il metodo ma anche molta preoccupazione per il nostro paese:
«L’intento è quello di offrire elementi oggettivi di conoscenza e azione per diffondere la cultura del merito nel nostro Paese, che si trova in ultima posizione sugli 11 paesi europei analizzati.
Questo significa che l’Italia non è attrattiva né per i nostri giovani, che sempre più numerosi vanno a cercare opportunità professionali altrove, né per giovani stranieri. Non è una bella prospettiva per il futuro del Paese».
Il meritometro, oltre quindi a fotografare una situazione sociale e culturale in maniera precisa, e dare indicazioni su quali fattori devono essere sviluppati e cambiati, pone anche la domanda su come si possa andare avanti. Offre infatti il vantaggio di paragonare i paesi tra di loro e comprendere quali sono i metodi che funzionano negli stati ad alto tasso meritocratico.
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Puntare ai paesi più meritocratici
Secondo lo studio, la Finlandia detiene saldamente il primo posto, di seguito tutti gli altri paesi scandinavi. Segno che la cultura del merito, dell’onestà e della trasparenza vince dal Nord al contrario dei paesi mediterranei, ancora ancorati ad un sistema vecchio, poco premiante e assai radicato.
Detto questo ci sono anche esempi, nel nostro stesso paese, dove la meritocrazia è applicata bene, ad esempio nella scuole con l’Istituto Volta di Perugia, e in ambito aziendale, con la Vitec Group Imaging. Forse qualcosa sta cambiando, ma il punto di svolta è insistere di più su valori come impegno, curiosità nell’apprendimento e valorizzazione concreta del talento.