Forza Italia spacca il fronte del governo contro il Mes. Il partito di Berlusconi non vuole accantonare il meccanismo europeo di stabilità, visto come una concreta opportunità di crescita per il Paese.
“Il Mes deve essere un regolamento sui conti, non un regolamento dei conti”: con queste parole, il vicepresidente della Camera di Forza Italia, Giorgio Mulé, che pure chiede una revisione dello strumento di stabilità economica, ma non il suo accantonamento.
“Interessa a noi come a tutta l’Europa avere questo strumento. Non serve un braccio di ferro, ma un normale confronto che porti a una sintesi”, chiosa Mulé.
E lo segue il ministro degli Esteri Antonio Tajani, anche lui in quota Forza Italia, nonostante un primo scetticismo espresso nei gorni scorsi, che in un’intervista al Sole 24 Ore specifica: “Troveremo il modo per far sì che chi lo voglia utilizzare possa farlo. Lo strumento dovrebbe essere sotto il controllo del Parlamento europeo. La mia è una critica europeista”.
A questo punto il problema è la coerenza tra Lega e Fratelli d’Italia, che tre settimane fa avevano fatto votare il no alla ratifica del Mes. Il ministro leghista dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, lo ha ricordato: “Il Parlamento ha dato un indirizzo, non è che io posso andare contro il Parlamento. Il Parlamento si esprimerà ancora e faremo quello che dobbiamo fare. Dobbiamo valutare il contesto e ripronunciarci, ma a monte vanno valutare alcune modifiche”.
Si traduce così: la decisione della Corte costituzionale tedesca, che in un primo momento aveva fatto pensare a una bocciatura del Mes, ha fatto temporeggiare il governo italiano, che adesso sta valutando un clamoroso dietrofront.
Ma a quali condizioni? Il governo vorrebbe che il Meccanismo europeo di stabilità si trasformasse da strumento per la protezione dalle crisi del debito e delle crisi bancarie in un fondo per il finanziamento degli investimenti e per il sostegno contro la difficile congiuntura internazionale, stessa retorica espressa per la cosiddetta rinegoziazione del Pnrr.
Il punto è che qualsiasi decisione sarà sottoposta a una condivisione del Parlamento europeo, che potrebbe bocciarla.
Ancora: il governo potrebbe ratificare di non voler mai ricorrere al Mes, ma Forza Italia su questo punto fa resistenza. Allora, in ultima analisi, potrebbe esserci un semaforo verde soggetto a una trattativa con l’Ue sulla revisione.
Tutte le ipotesi in campo, anche grazie al ripensamento dei forzisti, prevedono un dietrofront di Giorgia Meloni.