Da quando ha annunciato di essere una malata terminale di cancro, intorno a Michela Murgia si sono raccolti amici, fan, semplici conoscenti e, soprattutto, giornalisti, interessati a raccontare ogni particolare della sua triste vicenda. Un aspetto privato della sua vita la scrittrice sarda è però riuscita a tenerlo segreto. Almeno fino a quando lei stessa non ha deciso di rivelarlo con una serie di post su Instagram. La Murgia ha infatti una compagna, Claudia, con la quale condivide un figlio da ben 12 anni.
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Michela Murgia, malata di cancro, ha un figlio da 12 anni
“È scattata una surreale celebrazione funebre in vita a cui onestamente non mi sento ancora di partecipare. – così Michela Murgia commenta con ironia su La Stampa quanto le sta accadendo in questi giorni – Mi è successa una cosa buffa: sono diventata il gatto di Schrödinger, quello contemporaneamente vivo e morto. Annunciare una malattia e il suo decorso di ormai un anno e mezzo ha fatto scattare una surreale celebrazione funebre in vita a cui onestamente non mi sento ancora di partecipare con lo slancio ammirevole che ho notato in alcuni commentatori”, dice parlando del cancro che l’ha colpita.
Poi su Instagram arriva la rivelazione che nessuno si aspettava. “Da dodici anni condividiamo un figlio, Raphael”, scrive riferendosi a un ragazzo che appare spesso nelle foto con lei. La scrittrice racconta che il giovane, quando aveva solo nove anni, le ha preso la mano e le ha detto: “Non voglio che te ne vai mai più”. E così a quel punto è iniziata una maternità condivisa insieme alla compagna Claudia. Maternità ovviamente non riconosciuta dalle leggi italiane. Intanto infatti Michela Murgia ha divorziato e Claudia si è sposata. Poi è arrivata la tragica notizia del cancro.
“Abbiamo vissuto tante cose insieme, ma una cosa non è mai cambiata: siamo rimaste le madri di Raphael. – rivela ancora Michela Murgia altri particolari sul figlio condiviso – È stato facile? Sì e no. La parte facile l’ha fatta lui, che ha un’intelligenza emotiva che noi neanche dopo una vita di analisi. La parte difficile l’hanno fatta gli altri. Parentado biologico diffidente, quando non ostile. Compagni giudicanti. Conoscenti morbosi. Mille spiegazioni. C’è la paura che a una dogana qualcuno ti chieda perché viaggi all’estero con un minorenne che non è tuo figlio.
La certezza che non puoi andarlo a prendere a scuola, perché non sei nessuno. La preoccupazione che a lei succeda qualcosa e tu non possa dire: ci sono anche io. O che succeda qualcosa a te e lui non possa dire: era mia madre. Ci siamo nascoste per anni, madri in casa, amiche fuori, per far stare tranquillo il mondo. Poi un anno e mezzo fa mi sono ammalata ed è cambiato tutto”. Purtroppo è arrivata la diagnosi di quel maledetto cancro.
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