Migliaia di italiani sono stati infettati per errore da un software pensato per intercettazioni di Stato, tramite una ventina di app inserite su Google Play Store. Lo spyware, il cui nome è Exodus, è stato scoperto dalla società no profit Security Without Borders durante in un’inchiesta. Exodus è usato dalle principali procure per intercettare criminali: le loro telefonate, registrare i suoni ambientali, copiare la rubrica, il registro telefonico, la posizione gps, le conversazioni Facebook e via di questo passo…
Il problema è che per un errore nel codice questo software finiva per intercettare in modo indiscriminato chiunque scaricasse queste app con lo spyware, presenti liberamente sullo store di Google (prima che Big G le rimuovesse proprio nei giorni scorsi). Perlopiù si trattava di app che si presentavano come strumenti per migliorare le prestazioni del cellulare oppure per ricevere offerte promozionali del proprio operatore e quindi esclusive per chi le installava.
Una volta installata l’app, lo spyware permette, a chiunque lo controlli, di gestire a distanza il cellulare dell’utente. Il controllore può essere la società che ha sviluppato il software o chiunque ci abbia poi messo le mani e sia riuscito a farlo installare all’utente. Il rapporto pubblica una lunga lista delle cose che lo spyware permette di fare. In sostanza è possibile sapere non solo tutto quello che l’utente sta facendo con il cellulare; ma anche le cose che fa – di persona, fisicamente – quando ha il cellulare con sé.
Oltre alle chiamate, le chat (anche quelle in teoria criptate), gli indirizzi web visitati, la rubrica dei contatti, le foto scattate, i suoi appuntamenti messi in agenda, rivela anche la sua posizione fisica momento per momento. La password del Wi-Fi, poi, permette di entrare nella rete domestica dell’utente e fare ulteriori intercettazioni. Il controllore dello spyware può aprire il microfono del cellulare e quindi ascoltare tutti i rumori circostanti, quindi le conversazioni fatte di persona dall’utente. Può far scattare foto e così vedere i volti delle persone vicine allo smartphone.
Uno spyware può essere nascosto, dagli hacker al soldo delle forze dell’ordine, anche in un aggiornamento del firmware del cellulare. Il problema è che queste app con lo spyware erano scaricabile da chiunque e potevano intercettare chiunque; non funzionava infatti il filtro per limitare l’intercettazione solo ai cellulari degli indagati. Non solo: secondo il rapporto, l’intercettazione di per sé era fatta in modo poco sicuro, quindi persone fisicamente vicine all’intercettato avrebbero potuto – via Wi-Fi – a loro volta spiarlo.
In ogni caso, gli utenti avrebbero potuto difendersi usando un po’ di cautela, perché sono stati loro, direttamente, a installare quelle app. Il primo consiglio, dunque, è di non considerare sicura un’app solo perché si trova su uno store ufficiale, di Google o di App. Il secondo è non farsi venire la febbre da applicazione: gli utenti ne installano troppe, senza nemmeno pensarci…
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