“Dall’alto della montagna, dall’alto di Monte Pellegrino, si vede il mare. E guardando il mare si vedono tante barche. Sono le imbarcazioni dei migranti, che navigano trasportando chi fugge dalla fame, dal dolore, dalla guerra, che vengono respinte, che affondano”. Con queste parole, raccolta dall’agenzia Dire, l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, ha iniziato l suo discorso alla città in occasione del festino di Santa Rosalia, dal sagrato della cattedrale.
“Dall’alto, minuscoli, si vedono i corpi galleggianti senza vita – ha poi aggiunto Lorefice – Si vede questo nostro Mediterraneo diventato il cimitero dei fratelli e delle sorelle reietti”. Poi l’arcivescovo ha ricordato: “Sono morti che si consumano in un silenzio disumano, in una indifferenza senza pari. Le morti in mare, così come le morti di chi è rimasto da solo negli ospedali, sono le ferite che oggi bruciano e violentano la condizione umana”.
Secondo Lorefice “non è possibile continuare così e questo mondo diviso, questo mondo dei ricchi e dei potenti che si difendono dai poveri e dai deboli, non ha futuro”.
L’arcivescovo di Palermo, infine, ringrazia i pescatori per il loro impegno nel salvataggio delle vite umane: “Per fortuna che guardando il mare si vedono anche le navi dei ‘pescatori di uomini’. E mai come oggi diventare ‘pescatori di uomini’ è la missione urgente, indispensabile per restare umani”.
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