Il nuovo decreto sulla gestione dei migranti varato recentemente dal governo Meloni scontenta proprio tutti: sia le Ong che l’Europa. Il documento messo a punto dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi si pone l’obiettivo di ridurre le partenze dalle coste africane verso il nostro Paese. Un porto sicuro verrà sempre garantito dall’Italia a chi trasporta profughi, ma alle regole stabilite dal governo. Ma è l’introduzione di un nuovo codice di condotta per le navi umanitarie a far scendere sul piede di guerra le Ong, stavolta spalleggiate anche dall’Unione europea.
“Il nuovo decreto ostacola il soccorso in mare e causerà un numero maggiore di morti”, scrivono in una nota infuocata le Ong Emergency, Iuventa Crew Mare Liberum, Medecins sans frontieres, Mediterranea Saving Humans, Mission lifeline, Open Arms, Resq, People Saving People, Resqship, Salvamento Marìtimo Humanitario, Sea-Eye Sea-Watch, Sos Humanity, Alarm Phone. Secondo le Ong il nuovo decreto “renderà ancora più pericoloso il Mediterraneo centrale, una delle rotte migratorie più letali al mondo. Il decreto è apparentemente rivolto alle Ong di soccorso civile, ma il vero prezzo sarà pagato dalle persone che fuggono attraverso il Mediterraneo centrale e si trovano in situazioni di pericolo”.
“Tra le altre regole, il governo italiano richiede alle navi di soccorso civili di dirigersi immediatamente in Italia dopo ogni salvataggio. – si legge ancora nel documento vergato dalle Ong – Questo provocherebbe ulteriori ritardi nei soccorsi, considerato che le navi di solito effettuano più salvataggi nel corso di diversi giorni”. Facendo poi riferimento all’articolo del decreto in cui viene indicato alle navi di procedere con le operazioni di richiesta d’asilo a bordo, le Ong ritengono che sia “dovere degli Stati avviare questo processo e una nave privata non è il luogo adatto per farlo”.
“Esortiamo il governo italiano a ritirare immediatamente il decreto legge appena emanato. – ecco l’appello finale delle organizzazioni umanitarie – Chiediamo, inoltre, a tutti i membri del Parlamento italiano di opporsi al decreto, impedendone così la conversione in legge. Chiediamo una forte reazione da parte della Commissione europea, del Parlamento europeo, degli Stati membri e delle istituzioni europee”.
E infatti la reazione dell’Europa non tarda ad arrivare. “Non sta a noi guardare nello specifico questo decreto, siamo sempre in contatto con le autorità italiane. – avverte la portavoce della Commissione Ue, Anitta Hipper – Ma, indipendentemente da quello che l’Italia fa attraverso il decreto o leggi specifiche su questo, le autorità italiane devono rispettare le leggi internazionali e la legge del mare. Salvare vite in mare è un obbligo morale e legale”.
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