A causa del blocco dovuto al coronavirus, il problema della sepoltura delle vittime musulmane in Italia si è ampliato enormemente. Chi è morto di coronavirus infatti, e tra questi cominciano a esserci anche vittime di fede islamica, che per ovvi motivi non possono essere tumulati nei cimiteri cristiani. “Avrei voluto che la mamma fosse stata sepolta qui, in Italia, nel Paese dove ha vissuto la maggior parte dei suoi anni. Noi ormai viviamo qui, saremmo andati a trovarla nel cimitero islamico più spesso, l’avremmo sentita più vicina. Per mio padre non era così. Per lui era marocchina, musulmana. È nella sua terra di origine che doveva tornare il suo corpo. E poi qui i cimiteri sono pochi”. A raccontarlo a Repubblica, pensando alla madre morta qualche anno fa, è Samira, 40 anni, in Italia da 30. La sua storia è simile a quella di tanti altri mussulmani stabili in Italia, dove con la perdita di un proprio caro, si trovano a fronteggiare una scelta sulla quale si gioca la prospettiva dell’integrazione dell’islam in Italia. È su questa seconda fede religiosa nel nostro Paese (e in questo caso attraverso i suoi defunti) che sta maturando un cambiamento radicale, veicolato oggi soprattutto dall’emergenza del Covid-19.
“A causa della chiusura delle rotte aeree e marittime del nostro Paese con l’estero, i corpi dei deceduti musulmani per coronavirus o altro non possono più essere trasportati nei luoghi di origine come accadeva nella maggior parte dei casi”, ha spiegato Abdallah Redouane, segretario del centro islamico della Grande Moschea di Roma. Oltre a questo, la carenza del numero di cimiteri islamici sul territorio nazionale e le strette regole comunali sui cimiteri che difficilmente permettono di ospitare defunti di altre province o regioni, rende ancor più difficile ogni operazione di sepoltura dei musulmani nel territorio nazionale. Un vero caso, soprattutto al Nord, dove è più numerosa la comunità.


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