Nubi sul Milan, più rosso che nero
Silvio Berlusconi ha venduto il Milan a Li Yonghong, uomo d’affari di Hong Kong, che per acquistarlo, al termine di trattative che si sono prolungate nel tempo, ha contratto dei debiti che giungono a scadenza tra un anno. Successivamente la società ha portato a termine un mercato estivo dispendioso, investendo circa 200 milioni di euro. Ora nell’ambiente ci si domanda se il nuovo proprietario sarò in grado di ripagare i debiti.
La caccia ai soldi da parte di Li Yonghong fa coppia con un avvio di stagione piuttosto deficitario da parte della squadra, con il Milan in rosso anche in campionato, visto che al momento non è tra le formazioni qualificate per la prossima Champions League che dovrebbe portare soldi freschi nelle casse societarie.
Per il problema risultati si può ricorrere alla solita soluzione all’italiana, il cambio di allenatore, con Montella già in bilico da diverse settimane, ma per quanto riguarda le finanze a disposizione del nuovo proprietario ci sono notevoli perplessità, visto che le sostanze detenute del nuovo presidente risultano già impegnate con vari creditori.
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Mister Li, un patrimonio di 500 milioni di euro
Al momento del “closing” le carte presentate da Li Yonhhong mostravano che il suo patrimonio personale ammonta a mezzo miliardo, ma le sue attività restano un mistero, ed anche le operazioni che sono state portate a termine per ottenere i prestiti necessari all’acquisizione della società portano a pensare ad un Milan in rosso.
Il Milan ha emesso anche dei bond presso la Borsa di Vienna, ma nei primi cinque mesi non si sono avuti scambi, anche a causa del notevolissimo costo. Un altro segnale che fa pensare è quello del rinvio dell’approvazione del bilancio della società al 30 giugno, che mostra un esercizio più rosso che nero.
Oltre ai soldi personali versati, per l’acquisto mister Li Yonghong ha dovuto contrarre dei debiti ad alto tasso di interesse, 11% con un “hedge fund”, Elliott, gestito da un tifosissimo della squadra inglese dell’Arsenal, Paul Singer.
Negli ambienti calcistici e della finanza si pensa che questa mossa di Li Yonghong sia dovuta alla necessità di bypassare le stringenti leggi cinesi che riguardano l’esportazione di capitali. Tra le notizie legate a questa mossa trapela anche quella di possibili nuovi soci in arrivo, oppure la negoziazione di un nuovo finanziamento con una banca, in modo da poter liquidare senza problemi la quota in mano al fondo Elliott.
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Le mosse della società
Per sollevare il Milan in rosso, esponenti di punta della società, come l’a.d. Marco Fassone, mettono sul tavolo un piano industriale che parla di ricavi in Cina di 183 milioni nel biennio 2018 – 2019, ma nello stesso tempo l’aumento di capitale previsto in estate e che ammontava a 49 milioni di euro ha visto la sottoscrizione solo di una parte dell’importo, 27 milioni. Su questo punto esiste anche una delega triennale per un valore di altri 60 milioni di euro, che mister Li potrà farsi prestare in seguito senza alcuna difficoltà.
Quel che fa pensare in modo negativo i tantissimi tifosi rossoneri sono anche le poche notizie che vengono rivelate riguardo alle sue proprietà, con gli avvocati che hanno seguito la pratica che parlano di carte presentate al momento del “closing” e di riservatezza dell’uomo d’affari che non vuole rendere pubblici i dati delle sue ricchezze.
Nella lista degli “asset” di Li Yonghong, oltre alle miniere di fosfati anche partecipazioni in una società che si occupa di packaging, la Zhuhai Zhongfu, quotata alla borsa di Shenzen, della quale possiede una percentuale dell’11,4%.
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