Il deodorante spruzzato contro i colleghi di lavoro, con fare provocatorio. Un gesto accompagnato da frasi come “Alza le ascelle” e “Ma perché non lo usate questo?”. Un caso che risale a un anno fa, quando un pizzaiolo si era scagliato contro altri dipendenti di colore in un esercizio pubblico della Stazione Centrale di Milano. Una scena ripresa in un video da un presente e poi finita su Facebook con l’intento di far fare agli amici qualche risata. Da lì era però nata, invece, una causa, decisa dal giudice del Tribunale del lavoro di Milano che ha condannato in solido il dipendente e la società a una cifra intorno agli 8 mila euro a favore dei due lavoratori umiliati.
Il giudice ha infatti condannato non solo l’autore del gesto ma anche la società che non ha impedito si creasse un “clima umiliante e offensivo” nei confronti dei lavoratori di colore insultati e ha anche imposto alla pizzeria di organizzare un corso di formazione al rispetto delle persone. La società in giudizio aveva sostenuto che il pizzaiolo era il solo responsabile del gesto da cui aveva preso le distanze. Un teste aveva riferito di aver sentito pronunciare dall’uomo frasi come “africani di merda”, “ti rimando in Africa”, “devo comperare il deodorante per loro”.
Il tutto era poi culminato nell’episodio clou del 26 gennaio 2019, quando nella pizzeria all’interno della Stazione centrale di Milano i dipendenti erano stati oggetti oggetto delle molestie a sfondo razzista e si erano rivolti agli avvocati Alberto Guariso, Livio Neri e Daniele Bergonzi, che rappresentano l’Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione). Il giudice ha qualificato il comportamento del pizzaiolo come “molestie razziali” e ha condannato il datore di lavoro perché ha di fatto consentito queste condotte, creando “un ambiente lavorativo non inclusivo e di non accoglienza”.
“Non vi è dubbio che fra gli obblighi vi è anche quello – è scritto nell’ordinanza del giudice Sara Manuela Moglia – di assicurare ai propri dipendenti un ambiente lavorativo nel quale la persona non sia vittima di soprusi, trattamenti degradanti, umilianti e discriminatori”. Per il giudice, inoltre, “il diritto fa obbligo al datore di lavoro di assicurare ai lavoratori il diritto all’integrità fisica e la personalità morale”.
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