Il governo Draghi sta per varare la nuova stretta di Natale contro la diffusione del Covid. Giovedì 23 dicembre si riunirà a Palazzo Chigi la cabina di regia che dovrà decidere quali ulteriori norme restrittive introdurre per cercare di arginare la subentrante variante Omicron. Tra le varie opzioni sul tavolo dell’esecutivo c’è quella, data per scontata dai retroscena giornalistici, di una riduzione della durata del green pass. Se così fosse, fa notare oggi il quotidiano La Stampa, circa 3 milioni di italiani che si sono vaccinati entro il 30 giungo, e che non hanno ancore ricevuto la terza dose, rischiano di rimanere senza certificato. Fuori dunque da bar, ristoranti, teatri e cinema.
Mario Draghi e i suoi collaboratori stanno pensando seriamente di ridurre la durata del green pass da 9 a 6 mesi. O forse anche a 5 mesi. Questa scelta sarebbe motivata dal fatto che l’efficacia del vaccino comincia a ridursi notevolmente già dopo i primi 4-5 mesi dalla somministrazione. Impossibile e rischioso, dunque, mandare liberamente in giro con il certificato verde in tasca persone vaccinate da più di 6 mesi che potrebbero contribuire a diffondere il contagio.
C’è però un grosso problema che si pone di fronte al governo. Quello di tutte quelle milioni di persone che si sono vaccinate con due dosi prima del 30 giugno (o anche fine luglio, visto che si tratta di 5 mesi fa). Il quotidiano torinese ricorda infatti che sono circa 3 milioni (2 milioni e quasi 700mila per la precisione, rispetto a 18 milioni) quelle persone che, vaccinatesi entro il 30 giugno, non hanno ancora ricevuto la terza dose.
Se poi il conto si dovesse allargare fino ai 5 mesi, rientrerebbero in questo conteggio altri milioni di cittadini che si sono vaccinati a luglio ma che, per i più diversi motivi, non hanno ricevuto ancora la dose booster. La Stampa li definisce “esodati” e apre all’ipotesi che il governo possa decidere di fare una “sanatoria” nei loro confronti, concedendo loro più tempo per vaccinarsi senza togliergli il green pass.
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