Una decina di indagati, con la procura di Siracusa che ora dovrà verificare eventuali errori nella conservazione e nel’utilizzo della dose di vaccino AstraZeneca somministrata lunedì mattina al sottufficiale della Marina Stefano Paternò, morto per arresto cardiocircolatorio 24 ore dopo aver ricevuto il trattamento. Inutile l’intervento del 118, con i medici che aveva disperatamente tentato di salvargli la vita. L’accusa, al momento, è per tutti di omicidio colposo.
Un caso sul quale si sta muovendo ora anche il ministero della Salute, che ha anticipato di voler inviare i propri ispettori con l’incarico di visitare l’Asp di Siracusa, il reparto medico della base militare della Marina nel quale è stato somministrato il vaccino e sentire i medici del 118 che per 45 minuti sono intervenuti nel tentativo di salvare Stefano Paternò, colpito prima da febbre alta e poi da convulsioni. Alla fine, era arrivato il decesso per arresto cardiocircolatorio.
In seguito alla morte di Paternò e a quella, precedente, di un agente di polizia, l’Aifa (Autorità italiana del farmaco) ha deciso lo stop al lotto con cui i due uomini erano stati vaccinati. Ora si cercherà di fare luce sulla conservazione delle dosi del vaccino nella sede Asp di Siracusa, sino alle fasi dell’inoculazione nella base militare di Augusta. A chiarire l’accaduto sarà anche l’autopsia, che avrà luogo all’obitorio dell’ospedale Cannizzaro di Catania: a effettuarla, un’equipe composta da un medico legale, un infettivologo, un tossicologo e uno specialista.
Il team è stato nominato dal pm della procura di Siracusa Gaetano Bono, d’accordo con la procuratrice Sabrina Gambino. I legali della famiglia Paternò, che hanno nominato due loro consulenti medici, puntano il dito contro il vaccino, sostenendo che il militare non aveva patologie pregresse che possano spiegare l’accaduto.
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