La vicenda giudiziaria che ha coinvolto l’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano, ha recentemente vissuto un’inattesa svolta con la decisione della Corte d’Appello di Reggio Calabria di stravolgere la sentenza di primo grado. Lucano è stato condannato a un anno e sei mesi con pena sospesa, rappresentando una notevole riduzione rispetto alla condanna iniziale di 13 anni e 2 mesi inflittagli nel settembre 2021 nell’ambito dell’inchiesta Xenia.
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Il processo contro Lucano, noto a livello internazionale per le sue politiche di accoglienza e integrazione dei migranti a Riace, è stato caratterizzato da un forte contrasto tra la richiesta della procura, che chiedeva una pena ridotta a 10 anni e 5 mesi, e la difesa, che sosteneva l’assoluzione del politico.
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Mimmo Lucano, chi è il Sindaco di Riace e il suo ruolo nell’aiuto ai migranti
Mimmo Lucano ha guadagnato fama a livello nazionale e internazionale per le sue politiche di accoglienza e integrazione dei migranti a Riace, in Calabria. Nato nel 1958, Lucano è stato sindaco di Riace dal 2004 fino al suo sospetto allontanamento nel 2018. La sua iniziativa più nota è stata il progetto di accoglienza di rifugiati, utilizzando alloggi abbandonati e coinvolgendo la comunità locale per favorire l’integrazione.
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Lucano è stato protagonista di numerosi riconoscimenti e premi per la sua dedizione all’accoglienza e al superamento delle sfide legate all’immigrazione. Nel 2010, Riace è stato candidato al Nobel per la Pace per il suo modello di integrazione. Tuttavia, nel 2018, Lucano è stato sospeso dall’incarico di sindaco nell’ambito di un’indagine giudiziaria, e nel 2021 è stato condannato in primo grado per reati tra cui associazione per delinquere, truffa, peculato, falso e abuso d’ufficio. La recente riduzione della sua condanna ha portato ulteriore attenzione mediatica sulla sua vicenda giudiziaria.
La tesi della difesa: frasi inventate e manipolazione
Gli avvocati della difesa, Andrea Daqua e l’ex sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, hanno sollevato serie contestazioni riguardo alle accuse, definendo la ricostruzione degli eventi un “accanimento non terapeutico”. Hanno inoltre sottolineato un presunto stravolgimento dei fatti e un uso distorto delle intercettazioni per condannare Lucano “a ogni costo”.
In particolare, la difesa ha focalizzato la sua argomentazione su una conversazione che è stata definita “chiave” nel processo. Gli avvocati sostengono che il tribunale di Locri avrebbe utilizzato una trascrizione della Guardia di Finanza contenente una frase “inesistente” attribuita a Lucano.
Mimmo Lucano, unico obbiettivo “accoglienza e integrazione”
La difesa ha ribadito che Lucano perseguiva un unico obiettivo, in linea con quanto riportato nei manuali Sprar: l’accoglienza e l’integrazione. Hanno affermato che non c’è una sola emergenza dibattimentale, intercettazioni incluse, dalla quale si possa desumere che il fine che ha mosso l’agire di Lucano sia stato diverso.