Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, abuso d’ufficio, truffa con corrispondente danno patrimoniale per lo Stato, peculato, concussione, frode in pubbliche forniture e falso. Con questi capi d’accusa, il sindaco sospeso di Riace Mimmo Lucano è stato rinviato a giudizio dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Locri; la prima udienza si terrà il prossimo 11 giugno.
La decisione del gup è arrivata dopo sette ore di camera di consiglio e, oltre a Lucano, riguarda altre 29 persone coinvolte nell’inchiesta Xenia sui progetti di accoglienza agli immigrati. Neppure oggi, così come nei precedenti tre giorni in cui si è svolta l’udienza, Lucano è stato presente in aula. L’ultimo a parlare, prima che il gup si ritirasse per prendere una decisione, è stato l’avvocato Andrea Daqua, difensore, insieme ad Antonio Mazzone, del sindaco e della sua compagna, Tesfahun Lemlem.
Per entrambi, Daqua, aveva chiesto al gup di Locri il non luogo a procedere. Lucano è ancora sottoposto al provvedimento di divieto di dimora a Riace, in attesa del pronunciamento del Riesame dopo l’annullamento con rinvio disposto dalla Cassazione. Il Ministero degli Interni ha già fatto sapere di volersi costituire parte civile. Lucano dovrà quindi essere sottoposto a un processo che accerterà se il modello Riace, da molti ritenuto virtuoso, sia stato in realtà un sistema criminale come sostiene la Procura di Locri: dopo essere stato sottoposto agli arresti domiciliari, al sindaco è stato imposto il divieto di dimora nella sua città, Riace.
Una decisione contro cui si era opposto in Cassazione, ed è stata proprio la suprema corte nei giorni scorsi a ordinare al Riesame di Reggio di riesaminare il caso, smontando parte delle accuse. Secondo la Cassazione a Riace non ci sono state truffe, né ruberie o matrimoni di comodo, e anche l’appalto per la raccolta differenziata, assegnato dal Comune di Riace a due cooperative del paese che impiegavano italiani e migranti, è stato gestito regolarmente e nel pieno rispetto della legge.
La Cassazione “libera” Mimmo Lucano: “Non risultano frodi negli appalti”