L’RS-26 “Oreshnik”, conosciuto anche come “Rubezh”, è un missile balistico intercontinentale ipersonico sviluppato dalla Russia, considerato una delle armi più avanzate e temibili della sua strategia militare. Caratterizzato da una velocità straordinaria di 12.250 km/h e una gittata superiore ai 5.500 km, è progettato per colpire obiettivi in Europa e oltre con tempi di volo ridotti. Le sue capacità includono l’uso di testate multiple indipendenti (MIRV), che possono colpire bersagli separati, rendendo difficile ogni tentativo di difesa. Sebbene il missile fosse stato dichiarato fuori dai programmi ufficiali nel 2018, sembra essere stato recuperato, forse in una versione modificata, per rispondere alle crescenti tensioni geopolitiche.
La minaccia rappresentata dall’Oreshnik è evidente anche in Italia, dato che la sua velocità rende praticamente impossibile intercettarlo con i sistemi difensivi attuali. Analizzando mappe e dati diffusi da Mosca, si può stimare che il missile impiegherebbe circa 11,6 minuti per raggiungere Roma, a circa 2.375 km dalla capitale russa. Altre città europee, come Parigi e Londra, potrebbero essere colpite in meno di 18 minuti, mentre Kiev, molto più vicina, sarebbe raggiunta in poco più di 5 minuti. Questi dati sottolineano l’urgenza di potenziare le capacità di difesa europea.
In Italia, un altro obiettivo strategico è rappresentato dalla base NATO di Solbiate Olona, in Lombardia. Qui, il tempo stimato di volo dell’Oreshnik sarebbe di circa 10,6 minuti. L’esistenza di questi obiettivi accresce il senso di vulnerabilità e l’urgenza di studiare soluzioni innovative per contrastare i missili ipersonici. Le difese antimissile convenzionali, infatti, non sono in grado di fronteggiare efficacemente queste nuove tecnologie, in parte a causa della traiettoria depressa che i missili ipersonici possono seguire.
Vladimir Putin ha giustificato lo sviluppo dell’RS-26 affermando che la Russia deve proteggere i propri interessi strategici contro le minacce occidentali. Tuttavia, le implicazioni di questa nuova arma hanno già alimentato timori in Europa, facendo crescere le tensioni internazionali e spingendo gli esperti militari a esaminare la possibilità di una corsa agli armamenti per il dominio tecnologico. La questione centrale ora per la NATO e i suoi alleati rimane l’adozione di strategie difensive adeguate a fronte di una minaccia sempre più concreta e complessa.