Dure accuse dell’allenatore di Marcell Jacobs in direzione della Federazione nazionale di Atletica leggera (Fial) dopo l’infortunio del campione olimpico ai mondiali di atletica a Eugene, in Oregon, e la beffa dell’eliminazione della squadra azzurra dalla semifinale di staffetta 4×100.
“È stato chiesto a Marcell di correre senza pianificare altre possibilità, approfittando del fatto che lui è generoso, si spende per la squadra e su questa cosa si è giocato. Se la direzione tecnica gli dice ‘senza di te non andiamo in finale’ lui ci prova, non sa dire di no a una richiesta del genere. È mancata una tutela perché i medici, dopo la risonanza fatta mercoledì, hanno consigliato tra le 24 e le 36 ore di riposo. Mi fa sorridere sentir dire ‘lo abbiamo fermato prima che si facesse male’. Lui si è molto arrabbiato perché ha sentito un dolore: non è stato bloccato in via precauzionale come sostengono. Semplicemente bisognava rispettare i tempi dettati dai medici”, ha dichiarato Paolo Camossi a La Stampa.
Dopo l’impresa olimpica, Jacobs ha patito un anno di grandi infortuni, per poi tornare a mezzo servizio agli Europei di Monaco di Baviera e compiere un’altra impresa storica, vincendo l’oro sui 100 metri, quarantaquattro anni dopo Pietro Mennea.
Chiamato in squadra per la staffetta mondiale, il campione ha dovuto dare forfait per un ritorno dei suoi problemi muscolari. In un primo momento sembrava che l’Italia avesse potuto comunque agguantare l’ultimo tempo utile per rientrare in finale, ma il ricorso della Romania, che ha migliorato di due centesimi il tempo dell’Italia, ha completato la beffa.
Così sono volati gli stracci, con la replica di Stefano Mei, presidente Fial: “Marcell voleva correre, il suo allenatore era un po’ perplesso, avrebbe preferito tutelarlo. Gli è stato chiesto di entrare in pista perché c’era la possibilità di non accedere in finale senza di lui. Sicuramente abbiamo sbagliato, ma le cose si sanno sempre dopo quando fai certe scelte. Tornando indietro faremo altre scelte, sicuramente è stato fatto un errore, ma ormai è andata così. Ho voluto io un confronto con lui e il suo allenatore per capire quale fosse la situazione: assolutamente non c’è’ stata alcuna lite né alterco”.
È stato Antonio La Torre, direttore tecnico della nazionale, a far capire che non tutto è chiarito e la polemica non del tutto sopita: “Faremo le analisi di cosa è andato e cosa non è andato. Oltre alle punte, volevamo verificare la squadra: l’eredità di Tokyo non è svanita, è stata consolidata. Ora questa è la rampa di lancio per il prossimo biennio, fino a Parigi 2024”.