La grave crisi economica che ha caratterizzato gli ultimi anni sembra contare i suoi ultimi danni. Grazie alla capacità e allo spirito di iniziative di aziende spesso giovani, quelle che puntano su innovazione e tecnologia definite startup, il nostro paese sta facendo passi in avanti seppur in maniera lenta.
A fare un quadro della situazione ci ha pensato Netval, l’associazione che comprende 58 università italiane e 7 enti pubblici di ricerca non universitari, occupandosi di valorizzare la ricerca nei confronti del sistema economico e imprenditoriale. L’ultimo report delinea una situazione molto promettente: il numero delle piccole imprese incubate dalle università cresce sempre di più. Finora è arrivato ad un numero pari a 1.384, dove una percentuale dell’86% continua lo sviluppo negli 8 anni successivi.
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Le differenze tra Nord e Sud
Il divario tra Nord e Sud è evidente anche in questo settore nel quale la percentuale del 47 %, 3 delle imprese nate da progetti universitari si trova in Italia settentrionale. I dati che riguardano il centro garantiscono un 29%, mentre solo il 23,7 % si trova nel Sud Italia. Le regione dove è stata registrata la più alta concentrazione di nuove aziende legate proprio a centri di ricerca universitari sono la Toscana, la Lombardia e il Piemonte.
Quali sono i settori in cui investono le aziende che nascono come spin-off di ricerca universitari? Il 26,4 % si occupa di servizi per l’innovazione, mentre più del 22% si butta nel campo dell’ITC (Tecnologie dell’informazione e della Comunicazione). Altri ambiti, frequentemente scelti sono l’energia, l’ambiente e le cosiddette life sciences. Il percorso intrapreso è quello di puntare sempre di più verso la formazione di impresa, in modo tale da sfruttare giovani talentuosi anche nel mondo del lavoro.
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Dove e come si investe
La tecnologia è un ambito studiato e nel quale si investe di più attraverso brevetti e licenze. Realizzati un numero di 3.917 brevetti finora, di cui 278 solo lo scorso anno. Tutta la rete universitaria italiana investe ben 8 milioni di euro in uffici che creano un collegamento importante e fondamentale tra il mondo del lavoro e il mondo della ricerca.
Ad oggi circa 240 mila euro ad università vengono spesi per la protezione della proprietà intellettuale, segno che investire su startup create in ambito accademico risulta una scelta azzeccata e fruttuosa.