La Corte Suprema degli Stati Uniti ha accettato di prendere in esame una causa antitrust che riguarda il colosso Apple: alcuni utenti e sviluppatori dell’azienda di Cupertino affermano che l’App Store sia in realtà un vero e proprio monopolio. Cosa comporta, se la richiesta viene effettivamente accolta?
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Querelanti e clienti
In primo luogo, non si riesce effettivamente ad immaginare un mondo senza l’App Store. La maggior parte delle persone lo utilizza quotidianamente, e visto il successo globale anche la Corte Suprema degli Usa mette avanti i suoi dubbi, come dimostrato dalla decisione presa lunedì scorso di riguardare attentamente il caso Apple Inc. v. Pepper, un caso antitrust che si domanda propor se Apple abbia monopolizzato il mercato delle app per iPhone.
Questo caso non solo nasconde la possibilità di ridurre la potenza del gigante di Cupertino, in California, ma pone un impatto potenzialmente significativo sia sui suoi consumatori sia sulle altre grandi aziende, come Amazon, che seguono un simile modello di business.
Il punto cruciale del caso ruota intorno all’argomento riportato dai querelanti Robert Pepper (un cliente App Store) e numerosi altri clienti, ai quali viene commissionato il 30% proprio per il fatto che App Store è l’unica piattaforma su cui gli sviluppatori possono vendere app iOS, portando quindi all’aumento dei prezzi finali per i consumatori.
Gli sviluppatori devono così pagare commissioni elevate e, di conseguenza, addebitare prezzi elevati per le app, in quanto i produttori non hanno altra scelta se non quella di raggiungere i clienti Apple.
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iOS e Android
Se le regole del tribunale della Corte Suprema contro Apple potrebbero portare ad un enorme cambiamento nel modo in cui le aziende dietro le app distribuiscono i loro contenuti sarà tutto da verificare. Intanto il modello di distribuzione delle app di Apple potrebbe finire per avvicinarsi al modo in cui funziona il mercato delle app del noto concorrente Android.
Con Android, gli sviluppatori hanno più di un’opzione dove vendere le loro app: Google Play Store, Amazon Appstore o F-Droid per app open-source. Quindi le app potrebbero idealmente ottenere prezzi inferiori, mantenendo piccoli margini per gli sviluppatori.
La flessibilità dei prezzi è qualcosa che gli sviluppatori di app hanno sostenuto positivamente durante il decennio dal lancio di App Store.
Due anni fa, Apple ha risposto alle chiamate degli sviluppatori e ha rinnovato l’app store, ma non ha risolto nessuno dei problemi più importanti. Per questo, lo scorso maggio, un gruppo di sviluppatori di app ha formato un sindacato, chiedendo espressamente “sostenibilità nell’App Store” attraverso prove gratuite di app per invogliare i consumatori. Inoltre anche la richiesta di “un taglio di introiti più ragionevole”.
Infine la decisione secondo cui Apple è in realtà un monopolio nella distribuzione potrebbe un caso antitrust attraverso cui sarebbe possibile aiutare gli sviluppatori di app a ottenere ciò che vogliono. Anche i consumatori potrebbero così finalmente beneficiare di prezzi competitivi, ma questo è solo un’ipotesi nell’attesa che il caso venga discusso davanti alla Corte Suprema il prossimo ottobre.