“Matteo Salvini? Lo incontrerei volentieri. Figurarsi, volevo incontrare Gheddafi, lui è meno impegnativo. Ma con lui si può al massimo parlare. Non credo lasci aperti margini di confronto”. Parole che arrivano da Monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazzara già nella commissione migrazioni della Cei, e che suonano come una risposta decisa al cardinale Camillo Ruini, che attraverso le pagine del Corriere della Sera aveva invece auspicato un dialogo con il leader della Lega.
“Non penso che il popolo di Salvini sia il popolo cattolico. Anche se è fatto di cattolici – ha spiegato Mogavero sempre al Corriere – Si professa tale, ma non lo è. Sia per il rapporto con i migranti, sia nel dialogo con le altre religioni. Non basta brandire rosari e croci per definirsi cattolici. Salvini e il crocifisso? Credo che la sua sia una scelta strategica. Fatta a tavolino. Per portare avanti la sua ideologia che non è che sia tanto in linea con il Vangelo”.
“Vorrei sapere – ha poi incalzato Mogavero – quale Vangelo usa. Dove trova scritto: rimandiamoli a casa loro, aiutiamoli là, prima gli italiani. Io non le trovo queste cose. Trovo sempre la difesa degli ultimi. Ruini ha fatto bene ad aprire il dibattito. Ha gettato il sasso nello stagno. I cattolici devono impegnarsi in politica, ma portando la testimonianza della coerenza dei valori evangelici nella propria vita”.
Infine Bergoglio: “Il Papa non fa politica, predica il Vangelo. E se fa questa scelta assoluta per i poveri non dice nulla di nuovo. È stata in qualche modo l’ideologia comunista a copiare. Oggi, appena c’è una dialettica interna si dice: basta, me ne vado, faccio da me. Ma in queste liste Salvini, Berlusconi, Berlinguer o che so io, tutto si identifica con una persona. E questo è rischioso. L’esaltazione del singolo può anche creare problemi al sistema”.
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