Una legge che andrebbe approvata “con urgenza, perché sempre più necessaria” quella sullo ius soli. Ne è fermamente convinto monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontifica Accademia per la Vita e gran cancelliere del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per le scienze del matrimonio e della famiglia. Un tema, quello del diritto di cittadinanza per nascita, tornato di stretta attualità dopo il caso del giovane Rami, il ragazzo-eroe del bus in fiamme a San Donato Milanese. E sul quale uno dei capi dicastero più vicini a Papa Francesco si è espresso attraverso le pagine di Repubblica, rilanciando.
“Lo ius soli sarebbe una legge a totale vantaggio del Paese – spiega monsignor Paglia – e trova consonanza in tantissimi altri Paesi, tra i quali gli Stati Uniti. Non vedo perché noi dovremmo rimanere indietro. Il caso di San Donato? Un bambino che non è ancora cittadino ci ha mostrato come la fraternità di base abbia più valore delle stesse leggi, che talora sono fredde”.
A Matteo Salvini, che ha invitato Rami a farsi eleggere se vuole cambiare le leggi, Paglia risponde: “I fatti di questi giorni possono essere un’opportunità per le istituzioni, chi vuole il bene del Paese dovrebbe contribuire a fargli spiccare il volo”. Ribadendo poi: “Se c’è una continuità in questi sei anni di pontificato, un filo che tiene unito tutto, è senz’altro l’insistenza sul dovere di accoglienza”.
Il “no” di alcuni all’idea di accettare il diverso? “Le paure ci sono, ma guai a scaricarle sugli immigrati. L’uomo non è fatto per la solitudine. Così, d’altronde, inizia anche la Genesi. Ma oggi viviamo nell’era di un nuovo individualismo che si avvita su sé stesso. Dobbiamo cambiare mentalità, altrimenti siamo tutti a rischio. Contro disparità e diseguaglianza serve riscoprire il valore della prossimità”.
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