di Nicola Iuvinale
Al termine della moratoria, la capacità di riprendere a pagare le rate regolarmente dipenderà anche dall’andamento del reddito; in un futuro severo scenario caratterizzato da un forte shock al reddito gli effetti salirebbero a livelli simili a quelli registrati negli anni successivi alla crisi del debito sovrano.
Banca d’Italia ha pubblicato uno studio dal titolo “Impatto delle moratorie sui mutui sulla vulnerabilità finanziaria delle famiglie” curato dai ricercatori dell’Istituto.
Le richieste di sospensione delle rate, elevate soprattutto nei primi mesi della pandemia, sarebbero per l’Istituto riconducibili prevalentemente a persone che dichiarano di aver subito un forte calo del reddito familiare, che risiedono nel Nord-Ovest o che operano nell’industria, nei servizi o nei settori del commercio e della ristorazione.
In assenza delle moratorie la quota delle famiglie finanziariamente vulnerabili sarebbe stata più elevata nel 2020.
La crisi originata dalla diffusione del Covid-19 ha colpito duramente l’economia italiana.
Per fornire un sostegno alle famiglie indebitate, il Governo ha ampliato dallo scorso marzo l’ambito di operatività del Fondo di solidarietà per i mutui per l’acquisto della prima casa (cosiddetto fondo Gasparrini), che prevede la possibilità di sospendere temporaneamente il pagamento delle rate del debito fino a 18 mesi al verificarsi di condizioni di temporanea difficoltà.
Inoltre, l’associazione bancaria italiana (ABI) e le associazioni dei consumatori hanno raggiunto a fine aprile un accordo per la sospensione fino a 12 mesi delle rate dei mutui diversi da quelli ammessi ai benefici previsti dal Fondo Gasparrini.
Le famiglie indebitate hanno fatto ampio ricorso alle moratorie, soprattutto nei primi mesi della crisi generata dalla pandemia.
Secondo le stime di Banca d’Italia, alla fine del 2020, circa 350.000 famiglie avevano aderito alla moratoria, l’1,5 per cento del totale e il 12 per cento di quelle indebitate.
Per circa il 20 per cento del debito sospeso il periodo di moratoria sarebbe scaduto nel 2020, per oltre il 60 scadrebbe al più tardi entro la prossima primavera e per la parte rimanente entro la fine del 2021.
In presenza di un’estensione della durata delle moratorie di dodici mesi rispetto alla scadenza originaria, nel 2021 la quota di famiglie finanziariamente vulnerabili e il loro peso sul debito si ridurrebbero.
Questa estensione risponde all’ipotesi di un rinnovo dell’adesione alle moratorie da parte delle famiglie in difficoltà e tiene conto anche degli effetti della legge di conversione del decreto Ristori (Gazzetta ufficiale del 24 dicembre 2020), che proroga al 9 aprile 2022 il termine per avvalersi dei benefici del Fondo Gasparrini per i mutui in ammortamento da meno di un anno, e della recente iniziativa dell’ABI (novembre 2020), che estende la data per la concessione della moratoria da parte delle banche al 31 marzo 2021.
Al termine del periodo di sospensione, una quota di nuclei familiari che hanno beneficiato della misura potrebbe avere difficoltà a riprendere il regolare pagamento delle rate, poiché la loro capacità di sostenere gli oneri del debito dipenderà dalle condizioni generali dell’economia e dal recupero del reddito individuale.
È pertanto cruciale definire il termine delle moratorie e distribuirne gli effetti nel tempo.
Banca d’Italia precisa che le autorità devono far fronte a un complicato trade-off in un contesto economico debole e con elevata incertezza.
Se da un lato un prolungamento del periodo di sospensione delle rate potrebbe generare fenomeni di azzardo morale e problemi per le banche connessi ai flussi di pagamento, dall’altro lato la mancata estensione potrebbe generare difficoltà di rimborso da parte delle famiglie con un conseguente incremento dei crediti deteriorati nei bilanci bancari.
La strada è stretta e gli scenari non certo positivi.
Infatti, in uno scenario severo caratterizzato da un forte shock al reddito e ai tassi nel 2021 gli effetti sarebbero più rilevanti.
La quota di famiglie vulnerabili finanziariamente e del debito a rischio salirebbero notevolmente, al 2,4 e 12,9 per cento, su livelli simili a quelli registrati negli anni successivi alla crisi del debito sovrano, ma comunque inferiori a quelli del picco del 2012.
Al termine della moratoria, la capacità di riprendere a pagare le rate regolarmente dipenderà anche dall’andamento del reddito di coloro che hanno avuto accesso alla sospensione.
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