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Morto a 15 anni per un errore dei medici: “Con una diagnosi precoce sarebbe guarito”

Carmine Puccinelli, un giovane napoletano di appena 15 anni, è stato portato via da un tumore al ginocchio che, secondo quanto emerso, sarebbe stato diagnosticato troppo tardi a causa di gravi errori medici. A rivelarlo è lo Studio Associato Maior, che assiste la famiglia del ragazzo in questa dolorosa ricerca di giustizia. L’intera vicenda, che ora è oggetto di indagine presso la Procura di Macerata, pone al centro il tema della negligenza sanitaria, un dramma che ha segnato in modo indelebile la vita dei familiari di Carmine.

Come riportato in una consulenza tecnica allegata all’inchiesta, la neoplasia avrebbe potuto essere riconosciuta già alla fine del 2022. A quel tempo, i primi sintomi manifestati da Carmine avevano spinto i suoi genitori a consultare i medici, sperando di trovare risposte. Purtroppo, invece di diagnosticare tempestivamente il tumore, i sanitari avrebbero minimizzato la gravità della situazione, ipotizzando condizioni banali come una contusione, una cisti o del liquido da aspirare. Questo errore iniziale si è rivelato fatale: il ritardo accumulato ha reso impossibile un trattamento efficace, compromettendo ogni possibilità di salvezza per il giovane.

Immacolata Riccio, la madre di Carmine, non nasconde il suo dolore e la sua rabbia. «Continuavano a dirmi che non c’era nulla di grave, che si trattava di qualcosa di banale», racconta con voce rotta dall’emozione. «Avevo fiducia nei medici, ma vedevo mio figlio peggiorare ogni giorno. Quando finalmente hanno riconosciuto che era un tumore, mi hanno detto che era troppo tardi. Carmine avrebbe potuto salvarsi, ma è stato abbandonato a una sofferenza ingiusta. Non posso accettare che sia morto in questo modo». La donna aggiunge che vuole rendere pubblica questa tragedia per impedire che altre famiglie subiscano una perdita simile. «Chi ha sbagliato deve pagare, lo faccio per onorare la memoria di mio figlio. Dio conosce la verità e farà giustizia».

Lo Studio Associato Maior, insieme al medico legale Marcello Lorello, ha sottolineato con fermezza le responsabilità legate al grave ritardo diagnostico. «È emerso in maniera chiara che un intervento tempestivo avrebbe potuto cambiare radicalmente il decorso della malattia», spiegano i legali Filippo Castaldo, Michele Francesco Sorrentino e Pierlorenzo Catalano. «Invece, l’approssimazione e l’omissione da parte dei medici hanno tolto ogni speranza di guarigione a Carmine». Ora la famiglia chiede un’accelerazione delle indagini e l’adozione di provvedimenti contro i responsabili, affinché questa vicenda non si ripeta mai più.

Nel comunicato diffuso dallo Studio Maior si legge che i genitori del ragazzo non si fermeranno fino a ottenere giustizia. «La morte di Carmine non deve essere stata vana. Questa battaglia non è solo per lui, ma per tutte le famiglie che si affidano ai medici e meritano rispetto e competenza». La famiglia, devastata dal dolore, ha promesso di combattere fino alla fine per onorare il sacrificio del figlio, trasformando la sua tragica storia in un monito per un sistema sanitario più giusto e attento.

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