Giampiero Mughini, che sarà ospite di Caffeina Festival nella giornata di apertura il 22 giugno, va all’attacco del governo in una lunga intervista all’Huffingtonpost. “Questo governo ha lasciato la briglia sciolta a una serie di personaggi che dicono con leggerezza patologica cose irreali e irrealizzabili, beffeggiando chiunque li riporti a un minimo senso della realtà: il debito pubblico, il bilancio dello Stato, le compatibilità economiche… Tutte bazzecole, secondo loro. Sono così eccitati dalla grande occasione del potere da essere disposti a tutto pur di moltiplicare i consensi”.
“È un fatto che al governo e, ancor di più, al sottogoverno dell’Italia, si sia installata una banda di energumeni insensibile alle regole classiche della ragione. Non possiamo farci niente”. La vita di Giampiero Mughini è un’avventura intellettuale al confine: “I miei amici erano tutti di sinistra, i libri che circolavano erano di sinistra, la sinistra era il cavallo su cui è entrato al galoppo tutto ciò che era moderno, dalla minigonna, al rock ’n roll”.
Il suo ultimo libro, “Memorie di un rinnegato (Bompiani)”, che Mughini presenterà alle ore 21 nel Cortile di Palazzo dei Priori a Viterbo il 22 giugno (qui il programma completo di Caffeina), racconta le redazioni dei giornali in cui è stato (dalla fulminea esperienza de Il manifesto a Panorama), i grandi direttori con cui ha lavorato (su tutti, Claudio Rinaldi, “il più grande della mia generazione”), le fascinazioni giovanili che ha subito e l’ora in cui dovette fare i conti con i propri abbagli, andando incontro al rischio che i fanatici gli appiccicassero addosso il marchio del traditore.
“Quando fondai la rivista Giovane Critica, a Catania, il capo dei fascisti scrisse sul quotidiano della città che gli facevo ‘pena’. La rivista accompagnò il nascere del ’68 da un luogo periferico, come poteva essere la Sicilia di quegli anni. Mi presi le maldicenze e gli insulti, tra cui quelli di un professore democristiano, futuro collaboratore di Arnaldo Forlani, che mi derise facendo riferimento al fatto che i miei genitori fossero separati. Una vergogna, all’epoca”.
“Salvini è un animale politico astuto. Ha un certo fiutaccio per gli umori del paese, nel senso che sa individuarli e intercettarli. Per quanto io possa trovare miserevole lasciare degli uomini su una nave in preda alla fame e alla sete, la democrazia deve fare i conti anche con chi invece si sente rassicurato da una decisione del genere. La maggior parte delle persone non va a votare dopo aver letto Adam Smith o Norberto Bobbio. Va a votare per motivi piuttosto meschini”.
“In gran parte questi sovranisti e populisti sono riconducibili alla fisionomia dell’energumeno. Tutti, no: per esempio, Giorgetti è uno che conosce la realtà dei fatti. Come Roberto Maroni, oppure Luca Zaia. Non è un energumeno nemmeno Paolo Savona. Le sue critiche al modo in cui è stata costruita l’Unione Europea sono obiezioni da prendere in considerazione seriamente”.
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