Una tragica decisione ha portato alla morte di Susan John, detenuta presso il penitenziario di Torino. Nonostante fosse tenuta sotto stretta osservazione medica, la donna ha rifiutato cibo e acqua dal giorno del suo ingresso in carcere, il 22 luglio. Nonostante le preoccupazioni crescenti e l’intervento del 118 per un ricovero d’urgenza, Susan ha respinto ogni tentativo di soccorso e assistenza.
La ragione di tale drammatica scelta rimane ancora un mistero. Susan John, condannata a oltre dieci anni per tratta, aveva un figlio piccolo e un marito ad aspettarla fuori. La sua scelta di non assumere cibo o acqua, espressa con lucidità, ha inevitabilmente accelerato il suo destino. Nonostante la donna professasse la propria innocenza, non aveva mai dichiarato uno sciopero della fame con rivendicazioni specifiche.
Rinchiusa nella sezione psichiatrica del carcere, Susan aveva rifiutato un trasferimento la sera prima della sua morte. Gli agenti l’hanno trovata nella sua cella alle 3 di notte con un biglietto accanto: “Se mi succede qualcosa chiamate il mio avvocato”.
Monica Gallo, garante cittadina dei detenuti, è intervenuta sul caso: “Sono rammaricata, ma dal carcere non ci sono mai giunte segnalazioni relative al caso di questa persona. Provo rammarico perché le informazioni, in chiave preventiva, andrebbero scambiate. Si tratta di salvare delle vite”.
Ilaria Cucchi, senatrice e sorella di Stefano Cucchi, ha commentato la tragedia: “Questa è una tragedia che non può essere tollerata in un Paese che si professa civile e democratico. Chiedo venga fatta chiarezza anche per questo”.
La vicenda di Susan John solleva nuovamente interrogativi sulla cura e l’assistenza dei detenuti nelle carceri italiane. Mentre l’indagine continua, molti si chiedono come e perché questo potesse accadere. L’autopsia, che il pubblico ministero Delia Boschetto ha disposto venga eseguita, potrebbe fornire ulteriori dettagli.