Una sfida difficile, difficilissima quella che l’Europa si trova di fronte: sopravvivere al Covid-19 senza schiantarsi dietro un muro di reciproche ostilità, solidarietà stentata e barriere. Un rischio non ancora del tutto alle spalle, nonostante la faticosa approvazione del Recovery Fund. Perché le dinamiche di distribuzione degli aiuti saranno, prevedibilmente, al centro di nuove polemiche. E perché la pandemia non è ancora definitivamente alle spalle, con il rischio di nuovi focolai che continua a fare capolino.
Sotto esame sarà però la tenuta stessa di un’Unione arrivata a un punto di svolta, davanti al quale non può più tergiversare. Va presa una decisione, in una direzione precisa. Perché la crisi ha messo in evidenza come le strutture europee siano ancora fatte di argilla e la sensazione di comunità finisca per evaporare al primo caldo, lasciando alle sue spalle soltanto l’arido isolazionismo di Paesi che dovrebbero remare tutti, in teoria, dalla stessa parte.
Ecco, allora, che il semestre iniziato con la presidenza tedesca dell’Unione è in questo senso una piccola rivoluzione. Su spinta di Germania e Francia, per la prima volta l’Europa si doterà di un bilancio comune per le spese militari. Un passaggio che è l’inizio, nelle intenzioni degli Stati membri. di un nuovo concetto di Difesa, molto più coordinata che in passato. E che prevederà la messa in comune di risorse strategiche chiave, come tank, satelliti e forze armate.
Tra la fine dell’estate e l’autunno, Berlino lancerà anche lo Strategic Compass continentale con l’obiettivo di identificare entro un paio d’anni le minacce alla sicurezza europea e concentrare lì gli sforzi comuni dei Paesi. Nel piano sono previsti anche 16 miliardi per sistemi militari e spazio. Un passo avanti verso un’Unione che vedrà gli Stati sacrificare una parte ulteriore della propria sovranità sull’altare della reciproca collaborazione. Per evitare che il Vecchio Continente crolli tra divisioni e muri mai del tutto scomparsi.
Sondaggio, ecco chi vincerebbe le elezioni: tutti i numeri dei partiti italiani