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Naufragio Bayesian, ecco di chi è la colpa: le dichiarazioni del costruttore

Palermo – Il drammatico naufragio del Bayesian al largo delle coste di Palermo continua a sollevare dubbi e ad attirare l’attenzione della procura di Termini Imerese, diretta da Ambrogio Cartosio, che sta esaminando attentamente la posizione del capitano James Cutfield. In attesa che vengano eseguite le autopsie sui corpi recuperati, prende sempre più piede l’ipotesi di un possibile errore umano come causa o concausa del tragico affondamento.

Il Bayesian, costruito nel 2008 dai cantieri Perini Navi, di proprietà dell’Italian Sea Group, è affondato il 19 agosto intorno alle 4 del mattino in circostanze ancora da chiarire del tutto. Al momento del disastro, la chiglia mobile, o deriva, era sollevata, una condizione che potrebbe aver contribuito alla perdita di stabilità dell’imbarcazione.

Le dichiarazioni di Giovanni Costantino Giovanni Costantino, amministratore delegato dell’Italian Sea Group, ha categoricamente escluso la possibilità che l’affondamento sia stato provocato da un cedimento strutturale, come il presunto spezzamento dell’albero maestro, definendo tale teoria una “bufala” dannosa per l’immagine dell’azienda. Costantino ha invece accusato l’equipaggio, sottolineando che l’incidente avrebbe comportato un “rischio zero” se fossero state eseguite le corrette manovre.

Secondo Costantino, l’imbarcazione, in quei momenti cruciali, era ancorata ma ha cominciato a scarrocciare, spinta dal vento, per un periodo di circa quattro minuti. Durante questo intervallo di tempo, l’acqua avrebbe iniziato a penetrare nello scafo, compromettendo irreversibilmente la stabilità del Bayesian. Costantino ha evidenziato come, in tali situazioni, sarebbe stato necessario sigillare scafo e coperta, avviare i motori, salpare l’ancora e abbassare la chiglia per stabilizzare la nave.

Il futuro delle indagini Il navigatore Andrea Mura, intervistato da Repubblica, ha ipotizzato che il Bayesian avesse la deriva sollevata e che alcuni boccaporti fossero stati lasciati aperti per areare l’interno della nave, facilitando così l’ingresso dell’acqua. Mura si chiede inoltre perché, in una notte di maltempo, l’equipaggio non abbia preferito restare in porto, evitando i rischi legati a una sosta in rada.

Mentre le indagini vanno avanti, lo scenario che si delinea sembra indicare sempre più un errore umano come principale fattore all’origine della tragedia. Tuttavia, solo con la conclusione delle indagini si potranno chiarire definitivamente le responsabilità di questo dramma che ha scosso profondamente il mondo della nautica e non solo.