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Naufragio migranti a Crotone: la verità sulla strage

Il naufragio del barcone nelle acque del Mar Ionio, avvenuto il 30 gennaio 2021, è stato uno dei peggiori incidenti nel Mediterraneo degli ultimi anni. Secondo le prime informazioni, sulla nave c’erano tra le 150 e le 200 persone, in maggioranza migranti e profughi afghani, siriani e iracheni, che avevano intrapreso la rotta della Turchia per cercare rifugio in Europa. Il naufragio è avvenuto a pochi metri dalla costa calabrese, a Crotone, ma il barcone è rimasto abbandonato in mare per diverse ore, senza che nessuno intervenisse per salvare le persone a bordo. Una strage che si poteva evitare.
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Naufragio migranti a Crotone

Naufragio di migranti a Crotone

La ricostruzione degli eventi ha messo in evidenza un grave scaricabarile di responsabilità tra le autorità italiane e Frontex, l’Agenzia europea di difesa dei confini. Secondo quanto riportato dalla stampa, l’aereo di pattugliamento di Frontex, l’Eagle 1, aveva avvistato il barcone carico di migranti durante un’operazione di sorveglianza sulle rotte migratorie nel Mediterraneo. Il rapporto inviato alla centrale operativa di Frontex in Italia e alla Guardia costiera italiana, tra gli altri, aveva descritto il barcone come sovraffollato, con numerose persone sottocoperta e nessun giubbotto di salvataggio visibile. Il sistema di monitoraggio satellitare dell’aereo aveva inoltre rilevato la presenza di forte calore sottocoperta, indicando la presenza di un gran numero di persone.

Nonostante queste evidenze, il barcone era stato trattato come un “evento di polizia” e non di “ricerca e soccorso”. L’aereo di Frontex aveva fatto ritorno alla base di Lamezia Terme per l’esaurirsi del carburante, senza che nessun altro mezzo navale fosse stato inviato a cercare il barcone. Anche la Guardia costiera italiana aveva ricevuto un mayday per una barca in difficoltà nel mare Ionio, ma non era stata fornita alcuna coordinata. Solo 36 ore dopo la tragedia, Frontex e la Guardia costiera italiana avevano iniziato a scaricarsi le responsabilità a vicenda, con Frontex che accusava l’Italia di non aver agito prontamente e la Guardia costiera che sosteneva di non aver ricevuto alcuna segnalazione di emergenza. La procura di Crotone aveva avviato un’inchiesta per accertare eventuali responsabilità di omissione di soccorso.

Indaga la procura di Crotone

Il naufragio del barcone ha suscitato una forte indignazione in Italia e in Europa, portando alla luce le inefficienze e i limiti delle politiche migratorie dell’Unione europea. In particolare, è stato sollevato il problema della mancanza di un sistema di ricerca e soccorso efficace e coordinato nel Mediterraneo, che mette a repentaglio la vita di migliaia di migranti che cercano di attraversare il mare per raggiungere l’Europa.

Il procuratore di Crotone, Giuseppe Capoccia, ha espresso il suo profondo rammarico per la situazione in corso in cui il mare sta restituendo i corpi delle vittime. Nonostante la ricostruzione degli eventi, che ha visto Frontex individuare l’imbarcazione la sera del 25, seguita da motovedette che hanno tentato di raggiungerla ma sono state costrette a tornare indietro a causa delle avverse condizioni meteorologiche, e la prima richiesta di soccorso che è arrivata solo intorno alle 4 del mattino del 26, il magistrato ritiene che qualcosa in più poteva essere fatto per evitare la strage.

Formalmente, nessuno ha dichiarato un evento SAR per questo barcone, quindi non è stata avviata un’operazione di ricerca e soccorso. Capoccia ha dichiarato che si sta procedendo con la ricostruzione degli eventi, ma la sua posizione personale come padre di famiglia e cittadino gli fa rammaricare che forse ci fosse la possibilità di fare di più per salvare quelle vite umane.
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