La tragedia di Cutro, che ha visto morire 11 migranti a bordo di un caicco affondato il 26 febbraio 2017, è stata causata da una serie di sottovalutazioni e di errori da parte della Guardia Costiera. A confermarlo è la ricostruzione fatta dalla Procura di Crotone che ha acquisito le carte dell’inchiesta in corso per stabilire eventuali responsabilità nell’organizzazione dei soccorsi.
Il centro di coordinamento di ricerca e soccorso della Guardia Costiera di Roma, MRCC Roma, aveva infatti ricevuto una segnalazione dall’aereo di Frontex di una “imbarcazione sospetta” alle 23.03 del 24 febbraio, ma aveva poi contattato la sala operativa della Guardia Costiera di Reggio Calabria alle 23.34, precisando che “non si evidenziano elementi riconducibili al fenomeno migratorio”. MRCC Roma aveva quindi sottolineato che si trattava di una barca a motore di medie dimensioni, condotta da un solo navigatore, con una sola persona visibile sulla coperta e forse altre persone sotto coperta.
Allora perché era sospetta?
Inoltre, nella stessa relazione di servizio, la Guardia Costiera aveva ammesso che la barca era sospetta perché si registrava un flusso di chiamata verso la Turchia e venivano rilevate risposte termiche dai boccaporti. Nonostante ciò, la Guardia Costiera non aveva ritenuto che si trattasse di una barca di migranti in difficoltà e aveva inserito l’IMRCC per conoscenza.
La magistratura ha sottolineato che qualsiasi barca che trasporta migranti, in quanto sempre sovraffollata e senza le necessarie misure di sicurezza e di personale competente a bordo, deve essere considerata in difficoltà e da soccorrere immediatamente. Tuttavia, la Guardia di Finanza aveva comunicato di avere avviato un’operazione di polizia e la sala operativa della Guardia Costiera di Reggio Calabria aveva preallertato le sue due motovedette, ma queste non erano mai uscite dal porto.
Alle 3.48, quando la Guardia di Finanza aveva comunicato che i suoi mezzi stavano rientrando per il maltempo, la Guardia di Finanza e la Guardia Costiera di Reggio Calabria avevano concordato che non c’erano elementi di criticità in quanto l’unità era in assetto e a bordo era visibile solo una persona. Solo alle 4.20, quando ormai era troppo tardi, la Capitaneria di Porto di Crotone aveva ricevuto la segnalazione di un’imbarcazione in difficoltà e aveva dato il via ai soccorsi.
In conclusione, la Guardia Costiera ha commesso un tragico errore di sottovalutazione, non ritenendo che si trattasse di una barca di migranti in difficoltà, nonostante ci fossero elementi sospetti e nonostante la prassi e le pronunce della magistratura avessero stabilito il contrario.