Anche un esponente di Fratelli d’Italia è finito nella bufera durante le operazioni svolte dalla Guardia di Finanza nell’ambito di un’inchiesta sulla ‘ndrangheta che ipotizza anche il voto di scambio. Si tratta di Roberto Rosso, assessore ai Diritti civili della Regione Piemonte e a lungo parlamentare di Forza Italia, ora iscritto al partito di Giorgia Meloni. Agli inizi degli anni ’90 era stato anche candidato sindaco di Torino. Le accuse nei suoi confronti riguarderebbero le ultime elezioni regionali.
Otto le ordinanze di custodia cautelare eseguite dagli uomini delle Fiamme Gialle di Torino su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, oltre ai sequestri di beni sul territorio nazionale nei confronti di soggetti legati alla ‘ndrangheta radicati nel territorio di Carmagnola e operanti a Torino. Tra le condotte illecite, oltre all’associazione per delinquere di stampo mafioso e reati fiscali per 16 milioni di euro, è stato contestato anche il reato di scambio elettorale politico-mafioso.
Secondo l’accusa, Rosso avrebbe chiesto voti ai clan per essere eletto in Regione alle elezioni dello scorso fino maggio, vinte dal centrodestra. L’assessore ha ricevuto le deleghe ai rapporti con il Consiglio regionale, alla Delegificazione e alla Semplificazione dei percorsi amministrativi, agli Affari legali e Contenzioso, all’Emigrazione e ai Diritti civili. È anche capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio Comunale a Torino.
Tra gli altri destinatari di misure cautelari Mario Burlò, 46 anni, di Moncalieri, imprenditore nel ramo del Facility managment. Laureato in Scienze Politiche, è vicepresidente nazionale di Pmi, sigla con 200 mila iscritti. Ha fondato il consorzio di imprese OJ Solution con sede a Torino ed è stato eletto in passato presidente di Uni (Unione nazionale imprenditori). Il suo consorzio è sponsor di numerose società sportive in Italia.
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