“La crisi economica connessa al Coronavirus è una tragedia per il comparto Moda per l’Italia intera e per la Campania, in particolare, che è la maggiore produttrice manifatturiera del settore al Sud. Non sarà più come prima, anche quando finirà la fase 1 dell’emergenza. Ci aspettano mesi, forse anni, di difficoltà. Il “business model” delle aziende dovrà cambiare totalmente. Dimentichiamoci i volumi di affari avuti finora”. Senza giri di parole, l’imprenditore Carlo Palmieri, vicepresidente di Pianoforte Holding, società proprietaria dei marchi Carpisa e Yamamay, vicepresidente nazionale di Sistema Moda Italia, con delega al Mezzogiorno, la federazione della filiera italiana della Moda, lancia l’allarme sulla grave crisi economica pre e post lockdown, del il settore moda italiano. Un comparto con un fatturato che a livello nazionale sfiora i 100 miliardi di euro e conta oltre 500mila occupati. In Campania le imprese dell’abbigliamento sono invece circa 10mila, pari al 44% del Sud Italia, come si legge in un lungo articolo su FanPage.it. “Dobbiamo ripensare tutto il sistema della produzione prima e della distribuzione di vendita ed investire sull’e-commerce per i prossimi anni e rafforzare la logistica. Non chiediamo assistenzialismo, ma il Governo deve aiutare subito le imprese: serve un’immissione di liquidità a fondo perduto per superare il 2020 e l’azzeramento di tasse e affitti, o falliranno moltissime aziende e sarà una catastrofe da cui non ci riprenderemo mai più”.
“Assieme al turismo siamo il comparto più colpito. Ma mentre gli alberghi potranno riprendersi quando riapriranno con le prenotazioni, per noi il gap di produzione sarà incolmabile, perché questi mesi di stop non sono solo una perdita di ricavi dalle vendite, ma anche un mancato rientro di tutti i costi relativi all’ideazione dei prodotti (stile, campionari) l’acquisto di materie prime, e produzione del prodotto finito per la stagione Primavera-Estate alle porte e bloccata dal lock-down per Decreto e che non recupereremo più – ha spiegato Palmieri -. Se non si risolve subito con aiuti concreti, questa fase 1 dell’emergenza metterà una pietra tombale sulla moda nel nostro territorio. Poi dovremo contare solo le macerie, come già detto: migliaia di aziende fallite o chiuse e lavoratori in strada”.
Il vicepresidente dei marchi Carpisa e Yamamay, ha ricordato che questo mese e mezzo di lockdown sarebbe stato fondamentale per le vendite, in quanto era previsto il lancio della stagione primavera-estate ormai saltato: “I negozi di abbigliamento sono chiusi da un mese e mezzo. Dal 7 marzo abbiamo avuto una perdita superiore al 95% delle entrate. Abbiamo i magazzini pieni di merce acquistata o prodotta invenduta, che non venderemo o se va bene “svenduta” in futuro accumulando altre perdite”.
“Ad esempio noi come gruppo Carpisa-Yamamay abbiamo 1300 negozi nel mondo, di cui 900 in Italia, con circa 2.700 dipendenti e ad oggi non sappiamo quanti negozi potremo riaprire a breve – ha affermato Palmieri -. Ma il rischio che corriamo e che la coda negativa della situazione si vedrà dopo l’estate, perché non ci sarà il tempo per lanciare la stagione autunno-inverno, che avremmo dovuto ideare e produrre ora e invece è tutto fermo”.Gli aiuti che chiede il Sistema Moda
“La prima cosa da fare è dare una mano alle aziende chiuse con un accompagnamento finanziario fino al 2021. Per i negozi al dettaglio, oltre alla liquidità rapida, l’aiuto statale deve andare a coprire i costi principali: affitti e tributi. Non basta il rinvio delle tasse, vanno azzerate, almeno per il periodo di chiusura. L’alternativa, senza aiuti concreti, sarebbe il fallimento o la chiusura di moltissime imprese e sarà una problematica sociale per la disoccupazione collegata da cui non ci riprenderemo mai più”.
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