Durante l’ultima puntata di Piazzapulita non si può che discutere della crisi esplosa tra Italia e Francia sul tema dell’accoglienza dei migranti. La Francia di Macron ha reagito in maniera esagerata e scomposta alla decisione del governo Meloni di non accogliere i migranti ospitati sulla nave Ong francese Ocean Viking. È questa l’opinione del direttore di Domino Dario Fabbri. Ma l’analista geopolitico non risparmia critiche neanche a Giorgia Meloni.
“Per ritrovare dei toni così duri tra Italia e Francia dobbiamo risalire a molti decenni fa, se non addirittura alla Seconda guerra mondiale. – spiega Dario Fabbri – Ma la reazione francese è oggettivamente spropositata ed è oggettivamente sgradevole. Appena eletta Giorgia Meloni, con un tono altrettanto sgradevole la premier sua collega francese aveva detto ‘vigileremo sul rispetto dei diritti delle donne in Italia’, in riferimento alla posizione sull’aborto del centrodestra. Addirittura questo fu respinto dallo stesso presidente Sergio Mattarella che trovò questa ingerenza fuori luogo”, l’ospite di Piazzapulita attacca i francesi.
“Ma se questi erano i dati di partenza, mi pare che questo governo si sia cacciato in uno scivolone del tutto gratuito. – affonda ancora il colpo Fabbri a Piazzapulita – Dato che la Francia ci aspettava al varco, ed era evidente fin dalle primissime ore di questo governo, tracciare una linea identitaria sui migranti, come se fosse una questione di sola politica interna, in una questione di questo tipo è molto ingenuo. Anzitutto perché, per essere cinici, siamo a novembre e non a giugno, quindi non abbiamo davanti una stagione di sbarchi”.
“Dunque mi pare davvero un ingenuo cadere nella trappola altrui, che è la trappola francese. Ma qual è il punto alle spalle? Noi abbiamo bisogno della Francia e la Francia ha bisogno di noi, Siamo insieme su diversi dossier, partendo comunque dal presupposto che la Francia ci vuole in posizione subalterna. Non ci considera alla pari nei rapporti europei. Però il nostro obiettivo comune è che la Germania non torni all’austerity. Quindi non imponga l’austerity alle istituzioni europee”, conclude lo studioso.