Un neonato di soli tre mesi, Claudio, è morto il 28 aprile all’Ospedale Monaldi di Napoli, dopo un intervento al cuore. I magistrati della Procura di Napoli hanno aperto un fascicolo con l’ipotesi di reato di omicidio colposo, cercando di fare luce sulla vicenda.
Claudio è nato il 10 gennaio con un soffio al cuore e i medici hanno subito capito che aveva bisogno di cure immediate. I genitori si sono recati all’Ospedale Monaldi di Napoli dove gli specialisti del reparto di cardiologia neonatale hanno confermato la necessità di intervenire chirurgicamente. Tuttavia, l’operazione non è stata effettuata subito a causa del fatto che all’inizio dell’anno il reparto di Cardiologia neonatale dell’ospedale non funzionava, né la sala operatoria né la rianimazione. Una situazione che permane tuttora.
I genitori di Claudio si sono recati all’ospedale ogni settimana fino a marzo, quando le condizioni del piccolo sono peggiorate e ha dovuto essere ricoverato per l’operazione. Tuttavia, il piccolo ha preso un’infezione e l’operazione è stata ulteriormente rinviata. Claudio è rimasto ricoverato nella terapia intensiva neonatale. Infine, il 27 aprile è stato operato, ma dopo poche ore ha avuto una crisi respiratoria ed è morto nella Rianimazione per adulti dell’ospedale.
L’autopsia sul corpo del piccolo non è stata ancora effettuata, ma la Procura ha aperto un’indagine dopo la denuncia presentata dai genitori del bimbo, residenti a Cicciano e difesi dall’avvocato Federica Renna. La morte di Claudio ha sollevato molte polemiche riguardo all’organizzazione dell’Ospedale Monaldi e alla mancanza di adeguate strutture per la cura dei neonati con problemi cardiaci.
In questo difficile momento, la comunità si unisce al dolore dei genitori di Claudio e alla loro richiesta di giustizia e di maggiore attenzione nei confronti dei neonati che necessitano di cure specialistiche. Speriamo che l’indagine della Procura possa fare piena luce sulla vicenda e che si adottino le opportune misure per garantire la massima sicurezza ai neonati ricoverati negli ospedali italiani.