L’autopsia del noto giornalista Andrea Purgatori, scomparso il 19 luglio scorso dopo un lungo periodo di degenza ospedaliera durato quattro mesi, ha portato alla luce nuovi dettagli sulla sua salute. Gli esami istologici disposti dalla Procura di Roma hanno rivelato l’assenza di metastasi al cervello, contrariamente a quanto precedentemente diagnosticato.
I dottori Luigi Tonino Marsella, Alessandro Mauriello e Michele Treglia, incaricati degli esami, non hanno riscontrato ciò che era stato indicato dal dottor Gianfranco Gualdi e dal suo collaboratore, Claudio Di Biasi. La diagnosi iniziale aveva segnalato la presenza di metastasi cerebrali.
Le ipotesi in campo sono due: o la radioterapia somministrata presso la clinica Pio XI ha avuto un effetto così efficace da eliminare le metastasi, oppure si è verificato un errore nella diagnosi iniziale. Quest’ultima ipotesi sembra essere quella sostenuta dai familiari di Purgatori, che hanno presentato una denuncia alla Procura di Roma. Di conseguenza, Gualdi e Di Biasi sono ora sotto indagine.
Il sostituto procuratore Giorgio Orano e l’aggiunto Sergio Colaiocco stanno esaminando il caso e non escludono ulteriori indagini, soprattutto riguardo alle lastre iniziali che avevano mostrato le metastasi.
Dal punto di vista legale, la situazione è intricata. Gualdi e Di Biasi, rappresentati dall’avvocato Fabio Lattanzi, sono accusati di negligenza medica. L’obiettivo delle indagini è determinare se hanno agito nel migliore interesse del paziente o se hanno potuto contribuire, anche indirettamente, al suo decesso. Tuttavia, è stato chiarito che la causa della morte di Purgatori non è stata legata alle metastasi, ma a una coagulopatia causata da un tumore primario al polmone. Ulteriori esami hanno confermato l’assenza di danni cerebrali, suggerendo che la radioterapia non ha avuto effetti collaterali gravi.
Ora, l’attenzione si concentra sulle ragioni dietro queste incongruenze diagnostiche, aprendo un nuovo capitolo nell’indagine sulla scomparsa di Andrea Purgatori. La verità, come sempre, è essenziale per garantire giustizia e chiarezza in una situazione già dolorosa per la famiglia e per tutti coloro che conoscevano e stimavano il giornalista.