Un vertice arrivato in un momento in cui il Movimento Cinque Stelle è attraversato da continue tensioni e che ha visto Luigi Di Maio, prima di affrontare la riunione sulla manovra e affrontare faccia a faccia l’alleato Matteo Salvini, riunire i suoi a palazzo Chigi. La Lega continua a crescere nei sondaggi, arrivando a superare i grillini. Il vicepremier ha così scelto di incontrare sottosegretari e viceministri per concordare una strategia comune che possa invertire la rotta. Di Maio ha deciso di andare allo scontro, alzando una serie di veti a partire dalle nomine Rai. I leghisti sanno che in ballo c’è soprattutto il reddito di cittadinanza, il vero obiettivo dei Cinque Stelle terrorizzati dall’idea di non riuscire a portare a casa il loro obiettivo principale entro fine anno.
Nomine e manovra sono così avvolte dallo stesso filo. Dopo la riunione tra Salvini e Berlusconi, Di Maio si è affrettato a lanciare un anatema attraverso Adnkronos, tuonando senza troppi giri di parole: “Berlusconi non potrà mettere le mani sulla Rai in alcun modo”. Sull’incontro avvenuto tra il numero uno del Carroccio e l’ex Cavaliere in quel di Arcore, il capogruppo M5S alla Camera Francesco D’Uva ha poi scherzato (ma non troppo): “La visita di Salvini ad Arcore? Sicuramente avrà informato i suoi commensali, incluso Antonio Tajani, che introdurremo il reddito di cittadinanza, taglieremo le pensioni d’oro per alzare le minime e approveremo la legge anticorruzione”. Come rivelato dall’Huffington Post, però, i grillini sanno bene che i due alleati di centrodestra hanno parlato principalmente di Rai e di Foa alla presidenza. Una nomina che potrebbe saltare, come quella del commissario straordinario per la ricostruzione del ponte di Genova.
Su quest’ennesimo, complicato fronte il premier Conte cerca una mediazione tra le voglie leghiste di un nome politico (dalle parti del Carroccio si parla di Giovanni Toti) e le posizioni grilline, più inclini invece a un tecnico. Non solo. Alla Rai e a Genova vanno sommate altre, delicate nomine da approvare a breve: alla lista di poltrone vacanti vanno infatti aggiunte le presidenze Consob e Antitrust, non certo ruoli di secondo piano. A seguire Banca d’Italia, Istat e Autorità di Borsa. I Cinque Stelle fanno sapere di essere pronti allo scontro: quando si tratterà di ridisegnare le filiere di comando delle varie autorità pubbliche e istituzioni economiche, sono pronti a imporre muri e divieti a Salvini. Quello che vogliono sono garanzie sulla prossima finanziaria, in una partita che si annuncia già complicatissima.