Migranti, la risposta dei magistrati a Meloni. Repubblica intervista il costituzionalista Alfonso Celotto: “Non spetta a Meloni valutare la sentenza di Catania, così si torna all’ancien régime”. Il docente dell’Università Roma Tre dopo l’attacco social alla decisione sui trattenimenti: “Un premier non può entrare nei contenuti giuridici. Cirielli chiede di punire la giudice? Un magistrato può non applicare una legge se contrasta con il diritto della Ue”.
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Emergenza migranti, la risposta dei magistrati a Meloni
Polemiche sui migranti, la risposta dei magistrati a Meloni. Alfonso Celotto prende le distanze dal post sui social con cui Giorgia Meloni contesta la sentenza di Catania sui trattenimenti dei migranti. “Ha letto le parole della premier contro la giudice di Catania?”, chiede l’intervistatore. “Sì, e sono rimasto sorpreso da una dichiarazione così dura perché autonomia e indipendenza dei giudici sono un elemento imprescindibile del nostro stato di diritto”. “Meloni invece ritiene che le decisioni di “un governo democraticamente eletto” siano addirittura intangibili”. “E invece proprio per un governo democraticamente eletto l’autonomia e l’indipendenza dei magistrati sono una ricchezza perché la democrazia è basata sul pluralismo delle idee, sulla garanzia della divisione dei poteri, e quindi qualsiasi decisione di qualsiasi organo deve sempre poter essere impugnata e valutata davanti a un giudice”.
“Ritengo che in una democrazia non spetta al presidente del Consiglio valutare una sentenza. Se dovesse essere sbagliata, e può esserlo, ci saranno l’Appello e la Cassazione per valutarla in piena legittimità. A me pare una forma di critica decisamente eccessiva. Posso comprendere la sua stizza politica perché il decreto immigrazione è un provvedimento complesso su una materia delicata, e vederlo bocciato solo pochi giorni dopo da un giudice può non essere piacevole. Ma, lo ripeto, al presidente del Consiglio in carica non spetta la valutazione giuridica di singole sentenze”.
I giudici devono poter lavorare, non è il Governo che deve ostacolarli
“A mio avviso, lo ripeto, nel nostro Stato di diritto il presidente del Consiglio sicuramente può criticare dal punto di vista politico, ma non può assolutamente entrare nei contenuti giuridici di una sentenza. Sono le garanzie essenziali che portarono alla Magna Carta del 1215”. Cirielli, ricorda il giornalista al costituzionalista, ritiene che il magistrato che ha emesso la sentenza di Catania vada espulsa dalla magistratura. “Detto così mi pare davvero un po’ troppo. Un magistrato può non applicare una legge se contrasta con il diritto della Ue, come in questo caso, oppure può mandarla alla Consulta se ha dubbi di costituzionalità. La responsabilità disciplinare delle toghe ha le sue regole e le sue procedure sia ministeriali che al Csm”. E non certo al governo in carica.
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