Emmanuel Macron l’aveva promesso: “Ricostruiremo Notre-Dame più bella ancora”. Parole arrivate il giorno dopo il violento rogo del 15 aprile 2019, quando il mondo intero aveva osservato con orrore l’incendio che aveva devastato uno dei cuori della cultura europea. Oggi, però, quelle promesse sembrano sempre più difficile da realizzare. Per la prima volta in 200 anni, nella cattedrale non si è potuta celebrare la messa della vigilia di Natale.
Il rettore di Notre-Dame, monsignor Patrick Chauvet, ha convocato i fedeli la sera del 24 a poche centinaia di metri, alla chiesa di Saint-Germain l’Auxerrois. Ai giornalisti dell’Associated Press ha voluto fare chiarezza dopo una serie di polemiche andate in scena nei mesi scorsi. Chiarendo, senza mezzi termini: “Oggi Notre-Dame non è ancora fuori pericolo”. Il restauro vero e proprio non è nemmeno iniziato, perché l’emergenza non è finita: la fase più delicata del salvataggio inizierà a giorni.
Nelle ultime settimane si era fantasticato di come ricostruire la nuova Notre-Dame, fantasticando sulla forma che avrebbe preso la nuova guglia per la quale il presidente aveva invocato “un gesto architettonico contmporaneo”. La questione, però, si è di colpo spostata sul modo di salvare quello che è stato salvato dall’incendio. “Ci sono forse il 50% di probabilità di farlo – ha precisato Chauvet – Ce ne sono invece il 50% che le impalcature che dominano le volte precipitino e travolgano i muri rimasti in piedi”.
Le operazioni per il restauro sono state rinviate più volte negli ultimi mesi. Come spiega La Stampa finora, perlopiù con l’aiuto di piccoli robot, sono stati portati via più di 3 mila frammenti e macerie (legno, pietre, pezzi di metallo) che si erano depositati sul pavimento. E gli archi rampanti esterni, fondamentali per l’equilibrio di tutta la struttura, sono stati fissati con sostegni di legno. Ma l’impalcatura incombente restava lì. Ci vorranno almeno 4-5 mesi per smontarla, e le promesse del presidente Macron (che parlava di ulteriori ultimati in massimo 5 anni) sembrano sempre più vuote.
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