Novak Djokovic è il tennista più famoso e amato del mondo e in questi giorni è impegnato a Parigi nel prestigioso torneo del Roland Garros. Ma il campione serbo è anche noto per non avere alcun timore reverenziale nell’esprimere pubblicamente le sue idee politiche. Il rifiuto di vaccinarsi contro il Covid gli è costato ad esempio la rinuncia agli Australian Open dell’anno scorso. Ora Djokovic scatena nuovamente la polemica commentando i recenti scontri avvenuti in Kosovo tra la Kfor della Nato e i residenti di etnia serba.
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Il bilancio degli scontri scoppiati in alcune cittadine del Kosovo a maggioranza serba è molto grave. Circa una trentina di soldati della Nato operante in quel Paese con il nome do Kfor sono rimasti feriti. Tra loro 14 italiani, dei quali tre in gravi condizioni, anche se non in pericolo di vita. I serbi protestano perché temono che gli albanesi possano estrometterli definitivamente dalla vita politica del Kosovo. E allora Djokovic, al termine del primo match disputato al Roland Garros, decide di esprimere tutta la solidarietà possibile ai suoi fratelli serbi.
Il messaggio di Djokovic sul Kosovo al Roland Garros
Novak Djokovic scrive infatti un messaggio con un pennarello sulla telecamera al termine della partita del Roland Garros vinta per tre set a zero contro lo statunitense Kovacevic. “Il Kosovo è il cuore della Serbia. Stop alla violenza!”, queste le parole scelte dal campione serbo.
“Non sono un politico, né intendo entrare in dibattiti. – lo stesso Djokovic spiega poi il significato del suo gesto – Come serbo, mi fa male quello che sta accadendo in Kosovo. La nostra gente è stata espulsa dai comuni. Questo è il minimo che potessi fare. Come personaggio pubblico, sento l’obbligo di mostrare sostegno alla nostra gente e a tutta la Serbia. Ho sentito che ci sono state molte critiche sui social.
Non so se qualcuno mi punirà o qualcosa del genere, ma lo rifarei. Sono contrario a guerre e conflitti di qualsiasi tipo. Il Kosovo è il nostro cuore, la roccaforte, il centro degli eventi più importanti, la più grande battaglia si è svolta lì, il maggior numero di monasteri. Ci sono molte ragioni per cui ho scritto questo, mio padre è nato lì”, conclude. Gli organizzatori del Roland Garros hanno però già fatto sapere che non prenderanno provvedimenti nei suoi confronti.
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