Una nuova vita, con un matrimonio appena celebrato. Eppure per Erika De Nardo, oggi 35 anni, il passato continua a bussare alla porta. Riportandola a quel terribile 21 febbraio 2001 quando insieme al fidanzato di allora, Omar Favaro, uccise a Novi Ligure la madre e il fratellino a colpi di coltello. I due sono usciti da tempo dal carcere e don Mazzi, fondatore della comunità Exodus che ha ospitato la giovane, ha rivelato che la donna si è sposata.
In un’intervista al Corriere della Sera, una degli abitanti della città, proprietaria di una trattoria del centro che ha preferito rimanere anonima, ha parlato anche del padre di Erika, Francesco De Nardo, l’unico sopravvissuto a quel pomeriggio di follia che spazzò via una famiglia. “
Gli altri non capiscono come abbia potuto perdonarla, io sì. Lui è un uomo straordinario”. L’uomo non ha mai abbandonato la figlia, che in prigione si è diplomata come perito geometra e poi si era laureata con il massimo dei voti in Lettere e Filosofia, con tesi su Socrate e la ricerca della verità negli scritti platonici.E però, racconta sempre il Corriere, c’è una parte del paese in provincia di Alessandria che fatica ad archiviare il passato, ad accettare che quella ragazza abbia provato ad andare avanti dopo quel gesto orribile, a riscattarsi. Scontando in carcere, struttura che dovrebbe servire proprio a riabilitare i detenuti, dieci dei sedici anni di reclusione ai quali era stata condannata, ai quali erano seguiti altri in comunità. Don Mazzi di lei aveva detto: “
Erika si è sempre comportata nel modo migliore: lavora, rispetta le regole della comunità, accetta l’aiuto psicologico. In futuro vorrebbe lavorare, sposarsi, avere figli. Ma non è ancora pronta per relazioni profonde. Ha momenti di serenità e di disagio, inquietudini, nervosismi. Sa di essere una bella ragazza. Ha una personalità forte. Ma no, non ha mai disubbidito”.Lo stesso don Mazzi che oggi parla di quel padre così importante nel percorso, difficile ai limiti dell’impossibile, di Erika. Non tutti, a Novi Ligure, sono stati dalla sua parte quando hanno saputo dei suoi tentativi di rimanere accanto alla ragazza, aiutandola nel maturare la consapevolezza di quanto accaduto per riuscire a vivere ancora. Rifiutandosi di credere, dal primo all’ultimo giorno, che quella figlia capace di un orrore così grande fosse perduta per sempre.
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