Corre anche in Italia la variante JN.1 di Covid, ‘figlia’ di BA.2.86 o Pirola, e recentemente dichiarata Voi (variante di interesse) indipendente dall’Organizzazione mondiale della sanità.
A differenza dello scorso anno infatti, il Covid ha assunto forme nuove e provoca una sintomatologia che si trasforma, confondendosi sempre di più con altre patologie. Ma in sostanza cosa cambia?
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Cosa cambia rispetto alle varianti precedenti
La carta d’identità di JN.1 la qualifica come sotto categoria della variante Omicron Pirola. È stata identificata per la prima volta in Lussemburgo nell’agosto scorso. Il suo progenitore è stato individuato in prima battuta in Danimarca a luglio, con i casi di BA.2.86 che sono comparsi nel Regno Unito ad agosto.
Stando a quanto dicono gli esperti, non sembra essere più pericolosa di altri ceppi di virus in circolazione, tuttavia il contagio parrebbe essere molto più veloce. La variante JN.1 è strettamente correlata a un’altra variante chiamata BA.2.86, o Pirola: entrambi erano stati precedentemente tracciati ma differiscono per un singolo cambiamento nella proteina spike del virus.
Si trasmette rapidamente quindi, ma fortunatamente non sembra causare malattie più gravi rispetto alle varianti precedenti. Tuttavia, l’OMS ha inserito la variante JN.1 tra i ceppi Covid “di interesse”, perché potrebbe causare un aumento dei casi di Coronavirus in concomitanza dell’aumento di altre infezioni virali e batteriche, soprattutto nei paesi che entrano nella stagione invernale.
Pregliasco avverte: “Molto contagiosa”
“I casi che mostrano una compromissione di gusto e olfatto sono sempre più rari – spiega Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Ospedale Galeazzi di Milano – . Ora non lo sono praticamente più, e con frequenza vediamo pazienti positivi al virus che accusano forme gastrointestinali e riniti. E capita pure che alcuni abbiano 39 di febbre pur risultando negativi al virus, mentre altri siano contagiati al primo contatto”.
Pregliasco poi si sofferma sulla nuova variante in ascesa. “Sembra meno cattiva, e lo studio italiano conferma come non sia da temere in termini patogenicità, ma è molto contagiosa. Se ci si attendeva la presa di attenzione da parte dell’Oms? Direi di sì, perché si tratta di una qualificazione, quella di ‘variante di interesse’, connessa ad una situazione di incremento epidemiologico rapido. Ed è ciò che sta avvenendo con JN.1. Il fatto, poi, che possa o meno diventare anche pericolosa sul piano clinico, cioè portare alla malattia grave, non lo possiamo escludere perché il Covid è in evoluzione continua. Dobbiamo quindi vivere la normalità, ma sorvegliando”
Poi l’esperto spiega come difendersi: “Come tutte le forme virali, è impossibile una prevenzione con regole fisse – ricorda Pregliasco – . Non portando le mascherine, non praticando il distanziamento etc. siamo inoltre tornati a quello che prima era l’influenza. Con la scomparsa dei dispositivi di protezione, è ricominciato il contagio massivo anche se, ovviamente, soprattutto nei grossi centri, o a contatto con tante persone, come sui treni o nei locali pubblici, sarebbe meglio mantenere la distanza e usare la mascherina ancora oggi. Cosa che, però, purtroppo, fanno in pochi”.
E infine specifica quanto sia importante salvaguardare i più fragili: “Siamo ancora in tempo per somministrare le dosi booster disponibili nelle preparazioni aggiornate (Omicron XBB. 1,5), soprattutto utili come rinforzo delle difese immunitarie per le persone con particolari cronicità e comorbosità a rischio elevato di ricovero – conclude Pregliasco – . D’ora in poi sarà necessario una vaccinazione annuale, ma iniziamo a portarla a casa adesso. Per quanto tempo ci protegge il richiamo? L’efficacia maggiore si prolunga per sei mesi, Tuttavia, dal punto di vista pratico, come per l’antinfluenzale bisogna pensarla nell’arco di un anno”. Inoltre, alle persone fragili sarebbe opportuno praticare un tampone anti-Covid e, se positivo, prevedere delle terapie antivirali.