I “nuovi italiani” della seconda generazione scendono in piazza per lo “Ius culturae, la marcia dei diritti”. Mentre le grandi organizzazioni (tra cui Cgil, Arci, Acli) scaldano i motori per rilanciare un movimento sullo Ius soli, i figli e le figlie di immigrati sono già partiti: dal basso, una serie di associazioni si dà appuntamento per una grande manifestazione a Roma il 9 maggio, giorno della festa dell’Unione europea. “È il momento di riprendere la lotta e di affrontare il tema della cittadinanza in maniera adulta, senza farci più influenzare dai partiti politici”, dicono.
Il caso di Rami e Adam, i giovani eroi del bus di San Donato Milanese, ha riproposto il tema dello ius soli. O meglio di quella forma molto limitata, affossata in Senato nella scorsa legislatura: la possibilità per i nati in Italia da genitori stranieri di richiedere la cittadinanza (a determinate condizioni: frequentare un ciclo scolastico quinquennale o avere un genitore “soggiornante di lungo periodo”) senza dover attendere i 18 anni.
A rilanciare il tema sono oggi associazioni (da Cara Italia a Neri Italiani) e tanti figli di immigrati, con un manifesto pubblicato su Facebook: “Abbiamo scelto di creare un ponte tra due date significative: il 9 maggio è la festa dell’Unione europea. E non solo. Vogliamo lanciare, dal prossimo 9 maggio al 2 giugno 2019, una serie di iniziative che riportino in Parlamento il tema della riforma dello ius culturae”.
“Vogliamo che quella riforma sia approvata, vogliamo che l’iter per la richiesta di cittadinanza, come minimo, sia riportato al limite di due anni. Vogliamo, ancora, che il contributo economico necessario per una richiesta di cittadinanza sia riportato ai livelli standard europei”.
“Non riconoscere la cittadinanza a coloro che sono nati o cresciuti nel nostro paese con origine diversa vuol dire negare la realtà: ovvero che l’Italia è da sempre uno stato multiculturale dove la radicata identità nazionale e locale deve dialogare con una molteplicità di culture diverse all’interno di una compagine di valori condivisi”.
“Ancora una volta è come se quel milione di italiani che vede negato un diritto fondamentale, non contasse nulla. La lotta per l’estensione del diritto di cittadinanza è una lotta giusta, che va nella direzione dell’eliminazione delle diseguaglianze sociali e politiche. È una battaglia sacra per il bene di questo nostro Paese”.
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