In cinque anni 2.7 milioni di pensionati, ecco i lavori più richiesti. Come saranno sostituiti? Lo studio della Cgia di Mestre, la Confederazione generale italiana dell’artigianato, che ha elaborato i dati del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal. Tra il 2023 e il 2027 il mercato italiano dovrebbe assorbire 3,8 milioni di lavoratori. Di questi, 2,7 milioni (il 71,7% del totale) dovrebbero sostituire i pensionati. La prospettiva economica, infatti, è quella della crescita nel prossimo quinquennio. Se le leggi resteranno quelle vigenti, infatti, quasi il 12 per cento degli italiani lascerà definitivamente il posto di lavoro per aver raggiunto il limite di età. Ecco quali sono i settori più richiesti.
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Occupazione, i lavori più richiesti
Ecco i lavori più richiesti che dovrebbero assorbire i pensionati dei prossimi cinque anni, secondo la Cgia di Mestre. I 2.7 milioni di pensionati del prossimo quinquennio andranno a lasciare dei vuoti nel settore (1.4 milioni) e in parte minore nel lavoro pubblico e autonomo (670 mila). Nonostante ciò, recita lo studio: “se calcoliamo l’incidenza della domanda sostitutiva sul totale del fabbisogno occupazionale in ciascuna delle tre posizioni professionali analizzate (dipendenti privati, dipendenti pubblici e indipendenti), il valore più elevato, pari al 91,6 per cento del totale, riguarderà il pubblico impiego“. In sintesi, a fronte di un numero minore di pensionati, il settore pubblico avrà necessità di assorbire più impiegati.
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L’analisi delle filiere produttive, invece, evidenzia la necessità di assorbimento nel settore della salute (331.500 addetti), alle attività immobiliari, al noleggio/leasing, alla vigilanza/investigazione, e altri servizi pubblici e privati come: pulizia, giardinaggio e pubblica amministrazione, sanità esclusa, l’assistenza sociale e l’istruzione (419.800). Infine, un dato interessante nel commercio e nel turismo (484.500).
Infine, l’incidenza della domanda sostitutiva sul fabbisogno occupazionale, mostra che i settori con un maggiore fabbisogno nei prossimi cinque anni saranno quelli della moda (91,9 per cento), l’agroalimentare (93,4 per cento) e il legnoarredo (93,5 per cento). I settori più a rischio, insomma, sono proprio quelli del Made in Italy, che richiedono una maggiore qualificazione.
Le Regioni interessate dal maggiore assorbimento lavorativo
L’analisi della Cgia dimostra che le regioni che dovranno assorbire un maggior numero di lavoratori saranno: il Veneto (73,4 per cento), il Molise (78,5 per cento), il Piemonte e la Valle d’Aosta (82 per cento), l’Abruzzo (82,5 per cento) e la Liguria (85,5 per cento). La regione d’Italia più colpita, però, sarà la Basilicata (88,3 per cento).
I motivi della difficoltà a sostituire l’impiego
Da alcuni anni si rincorrono notizie sulla difficoltà a trovare dipendenti in qualsiasi settori, allacciando erroneamente la questione alle misure di contenimento della povertà e dell’inoccupabilità.
Queste le reali motivazioni secondo la Cgia: il progressivo invecchiamento della popolazione italiana e la conseguente denatalità; la mancanza di politiche che incrocino domanda e offerta; la minore disponibilità di personale altamente qualificato; la relativa indisponibilità di figure professionali di basso profilo. “Se per i primi le difficoltà di reperimento sono strutturali a causa del disallineamento che in alcune aree del Paese si è creato tra la scuola e il mondo del lavoro, per le seconde, invece, sono opportunità di lavoro che spesso i nostri giovani, peraltro sempre meno numerosi, rifiutano di occupare e solo in parte vengono ‘coperti’ dagli stranieri”.
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