La crisi economica, le nuove professioni, i cambiamenti della società e dello stile di vita: sono molto le cause secondo cui in Italia si fanno pochi figli. Secondo il sociologo danese Gøsta Esping-Andersen il problema è anche di natura patriarcale: la famiglia e la comunità italiana, in generale, non si è mai adattata alle madri lavoratrici. In particolare per il mondo del lavoro è stata una rivoluzione a metà. il femminismo ha sì portato una ventata di aria nuova, ma alla fine, non ha ottenuto il pregresso agognato e si è bloccata creando una situazione di stallo sociale.
L’Oganizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico conta 35 paesi membri e l’Italia, che ne fa parte dal 1961, figura tra i più vecchi in assoluto. Secondo le statistiche attuali, la pressione per il 2050 è quella secondo cui il 74% della popolazione attuale sotto i 64 avrà nettamente superato quella dei 65enni.
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Perché in Italia si fanno meno figli?
Sicuramente il femminismo bloccato a metà, come sostiene Andersen. Anche se la denatalità è un fenomeno che riguarda tutti i paesi industrializzati. L’Italia risulta la peggiore, solo di noi solo la Svizzera. La nostra società non è organizzata in modo tale da consentire alle madri lavoratrici di sostenere i figli senza i nonni: asili nido troppo costosi e con orari non consoni, genitori troppo anziani o che lavorano ancora. Per cui, se anche si fa un bimbo, non si pensa poi a farne altri.
Inoltre, non esistono permessi soprattutto per quanto riguarda i padri. Per non parlare della precarietà lavorative e sentimentale. Oggi è difficile trovare un buon lavoro a lungo termine e si preferisce puntare sulla realizzazione individuale prima di investire in una relazione di coppia. Formare una famiglia è l’ultimo pensiero dei giovani.
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Una questione di lavoro
É una questione che riguarda comunque l’aspetto economico. Non c’è stabilità e la decisione di avere figli si rimanda fino a che non è troppo difficile o impossibile. L’età continua a contare, soprattutto se non avverrà una inversione di tendenza.
Nel 2050 il 74% dell’attuale popolazione under 64 avrà superato i 65 anni. Significa che ogni 100 persone che hanno tra i 20 e i 64 anni, tra circa trent’anni, avranno superato i 65 anni di età. Secondo il rapporto dell’Ocse “Preventing Ageing Unequally” pubblicato pochi giorni fa ,segnala che i giovani italiani hanno contratti troppo precari e trovano difficoltà ad avere un impiego fisso nel mercato del lavoro. Infatti, sempre secondo non studio, il tasso di occupazione tra le persone tra i 55 e i 64 anni è cresciuto di 23 punti tra il 2000 e il 2016. Al contrario quello dei giovani è diminuito di 11 punti. Per quanto riguarda il reddito, negli ultimi 30 anni è aumentato del 25% in più lo stipendio di coloro che hanno tra i 60 e i 64 anni rispetto a coloro che hanno tra i 30 e 34 anni. Ennesimo trend negativo per l’Italia, infatti il gap dei paesi europei è molto più basso e si assesta attorno al 13%.
L’Ocse ha dipinto un quadro piuttosto oscuro, che sia da monito per il futuro delle nuove generazioni italiane.