Oliviero Toscani è indignato. Anzi, per meglio dire, infuriato. Il fotografo, protagonista di decine di campagne pubblicitarie per il marchio Benetton, rilascia un’intervista di fuoco al magazine Mow. Toscani ce l’ha in particolar modo con la condizione attuale in cui vive la televisione italiana che, secondo lui, ormai ha la assoluta necessità di “spettacolarizzare tutto” pur di riuscire a fare ascolti. Il fotografo punta il dito contro alcuni protagonisti del giornalismo in tv. E se la prende soprattutto con Nicola Porro, conduttore del talk show di Rete 4 Quarta Repubblica. “Imbecille”: questo il suo giudizio senza appello contro Porro.
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Lo sfogo di Oliviero Toscani contro il conduttore di Rete 4 Nicola Porro
“Mio padre lavorava al Corriere della Sera. – ricorda Oliviero Toscani aprendo l’intervista a Mow – Sono nato in mezzo all’informazione e mi danno fastidio questi che si fanno chiamare giornalisti in televisione. Non sono mica giornalisti. – ribadisce il fotografo – Come si chiama quell’imbecille su Rete 4 con i polsini slacciati? Nicola Porro. Mica è un giornalista!”, si domanda polemicamente dandosi da solo la risposta.
Lo sfogo di Toscani
“Ragazzi, ma anche voi giornalisti non vi incazzate? – si rivolge poi all’intera categoria – Questi sono dei ballerini dell’avanspettacolo, è vergognoso. Anche Striscia la Notizia è vergognosa”, Oliviero Toscani attacca anche il programma di Canale 5 ideato da Antonio Ricci. “Non ho voglia di parlare con Le Iene. – affonda ancora il colpo contro lo show di Italia 1 – Li odio. Non sopporto la spettacolarizzazione dell’informazione. In televisione non conosco nessuno di interessante. E tutte queste Barbie Doll che danno le notizie, dalla Gruber in poi…Parlano di cose serie, e c’è sempre una Parietti che deve dire la sua. Se non c’è la f**a di mezzo, ragazzi”, conclude utilizzando anche un linguaggio scurrile.
E sul caso Cospito Oliviero Toscani attacca: “Lo Stato deve essere fermo, ha le sue regole, e si devono accettare le regole. Poi, sul fatto che quest’uomo stia morendo, dobbiamo stare attenti a non farlo morire, a non essere noi la causa della sua morte. Se il 41 bis è la causa, va fermato per un momento finché è fuori pericolo. Noi dobbiamo fare di tutto, dal punto di vista umanitario e medico, perché non sia lo Stato ad ammazzarlo. Ma lo Stato, ripeto, deve essere fermo. Il che non significa che lo Stato non debba discutere e trattare. Si ricorda la non-trattativa sul caso Moro? Tutto sbagliato. È col nemico che bisogna trattare, soprattutto”.
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